Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Prefazione una serie di articoli', ehe firmava: il pensionato e quindi observer, perehé i'l suo nome, pensava, sarebbe stato "un peso pel giornale." E poi egli non era "popolare" e non voleva che nascessero "equivoci sui suoi connotati." Collaborò anche a Critica politica. Il 20 aprile, il Manchester Guardian ri– produceva un suo articola uscito nel Popolo del 10 aprile. Nel giugno scrisse anche nel Secolo. Erano prevalentemente saggi di politica estera. Contemporaneamente, registrava, nel suo diario, le confidenze degli amici sulla caotica situazione nazionale, e le discussioni con essi, e tutte le notizie, le voci, le ipotesi, le speranze, le previsioni, riconoscendo di volta in volta i suoi personali errori o l'impossibilità obbiettiva di accertare la verità, anche degli avvenimenti contemporanei. In questo senso, egli appare un cronista impegnato, che si mantiene dentro la corrente della vita poli– tica, rifiutandosi di contemplarla dall'alto e da lontano: da uomo della strada, in certo modo, mai da personaggio autorevole o "importante," al di sopra della mischia, preparandosi, di fatto, a rientrare in modo aperto in essa. Alle radici della sua inconsueta perplessità, rotta di continuo da varie forme di politica sotterranea, era l'equivoco accomodamento - il pa– teracchio - che stava, a suo giudizio, all'origi'ne stessa della vittoria del fascismo, fra i "rammolliti" superstiti della tradizionale i'mpalcatura costt·– tuzionale e i manganellatori al seguito di' Mussolt'ni. Egli vedeva gli uni e gli altri con disgusto, ma di timbro diverso. Netto, sempre, il suo disprezzo per il vecchio ceto dirigente. "Turati," scrisse commentando la risposta del leader socialista al discorso dell'" aula sorda e grigia," "ha fatto una frase dicendo che il Parlamento è morto nei fatti di ottobre. La, verità è che il Par– lamento era malato· da molti anni ... Mussolini ... gli ha dato l'ultimo colpo. Ma i colpi piu rovinosi li aveva già dati Giolitti col consenso di Turati." Il quale Turati sembrava ora disposto a dimenticare le bastonature se Mus– solini avesse messo giudizio e si fosse adattato a una forma di compromesso con lui. "Tutto questo è orribile." La, sua interpretazione della politica di Giolitti si richiama evidentemen– te a tutte le precedenti battaglie che egli aveva impegnato contro il "Mini– stro della mala vita. 111 A suo giudizio, i fascisti avrebbero allargato il siste– ma di Giolitti a tutta l'Italia. "O meglio, Giolitti lo estese a tutta l'Italia nel 1921; e i fascisti hanno intensificato l'uso del metodo nel 1922," impadronen– dosi del potere per mezzo di "un colpo militare mascherato con una pseudo rivoluzione civile" (21 novembre 1922). "Il fascismo," rincalzò precisando il suo pensi'ero - il 14 febbraio 1923 -, "è stato dapprima un movimento spontaneo della piccola e media borghesia, spostata dalla guerra e respinta stupidamente dai· socialisti massimalisti .. In questo movimento sono inter– venuti, nella seconda metà del 1920, per sfruttarlo, agrari, grossi industriali, 1 Il famoso pamphlet cosi intitolato fu edito la prima volta nel 1910, Firenze, La Voce. Salvemini stesso lo ripubblicò nel 1919, Roma, La Voce. Nel 1962 è uscito da Feltrinelli in questa collana delle Opere di Salvemini, sotto il titolo Il ministro della mala vita ~ altri scritti sull'età giolittiana, a cura di Elio Apih. XI BiblotecaGino Bianco

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