Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo Mussolini, c'era una combinazione dei nazionalisti che lavoravano con Sa– landra. Anche in questa combinazione era riservata una parte a Mussolini, ma in sott'ordine. Ojetti esclude che vi fossero accordi fra Salandra e D'An– nunzio: sarebbero gli accordi di cui lui, Ojetti, sarebbe stato intermediario, secondo don Brizio e secondo la Giuliana Benzoni. Ma a me pare chiaro che questi accordi dovettero esserci. E pare chiaro che il re ne era infor– mato e li approvava. Per escludere Giolitti dalla nuova combinazione, per ridurvi don Sturzo e Mussolini a parti secondarie ci voleva una gran forza; questa forza poteva darla il re, mettendo Badoglio agli ordini dei naziona– listi, e occorreva mobilitare contro i fascisti i mutilati con D'Annunzio. Questo oramai pare a me chiarissimo. In vista della prossima crisi, che tutti credevano dovesse essere parla– mentare, e nient'altro, si fece avanti anche Orlando. Costui non aveva base parlamentare. Lavorava per conto proprio. Andò da D'Annunzio in estate. Credeva di valutarsi cosi agli occhi dei nazionalisti. È un fatuo. Sperava, attaccandosi a D'Annunzio, di eliminare Salandra e Giolitti, e diventare lui l'uomo della futura combinazione. Oppure pensava di entrarvi, qualun– que fosse. È convinto di essere lui il solo possibile ministro degli Esteri. Scriveva a Ojetti in quest'estate, dopo essere stato da D'Annunzio, che "il popolo italiano non pensa che a due uomini: a D'Annunzio e a lui." All'ultimo momento lavorò con Giolitti. Questo è un punto da chiarire. Cercare nei giornali la data della gita di Orlando a Gardone. Ojetti pensa che Lusignoli abbia fatto liberare di sua iniziativa Mus– solini la notte della mobilitazione: egli giocò sempre sulla carta Mussolini. Il tentaùvo Salandra-nazionalisti di farsi avanti all'ultim'ora d'accordo col re, obbligò Mussolini ad abbandonare Giolitti. Ojetti esclude che l'idea dell'Epoca di far venire D'Annunzio a Roma per la rappresentazione della Fedra abbia avuto uno scopo politico: fu un'idea reclamistica di Lucio d'Ambra e nient'altro. Che Ojetti voglia svalutare tutta la parte di D'Annunzio perché non vuole mettere in luce l'opera propria? Avrebbe lavorato d'accordo con Sa– landra e col re, contro la linea Giolitti-Mussolini-Albertini. Questo punto non è ancora definitivamente chiaro. Mussolini era irritatissimo coi nazionalisti: impose a Federzoni le Co– lonie; non prese un nazionalista neanche come sottosegretario agli Esteri: prese un popolare, Vassallo. Luigi Valli, che conosce la vita inùma dei na– zionalisù, diceva a Ojetti che Federzoni era desolatissimo della fusione fra nazionalisti e fascisti. I seguaci nazionalisti delle provincie sono scoraggiati e umiliati. Caratteristico il caso del nazionalista on. Greco, che è rifiutato dai fascisti di Terra di Lavoro. Non c'è posto per tutti negli uffici e negli impieghi; e i nazionalisti temono di essere sacrificati. Della possibilità di realizzare le loro idee attraverso il partito fascista, i nazionalisti non si cu– rano: non hanno visioni "storiche" loro; badano ai successi personali im– mediati; e questi minacciano di essere limitati dalla prevalenza fascista. 146 BiblotecaGino Bianco

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