Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Memorie e soliloqui Lusignoli dice che i socialisti, occupando le fabbriche e non facendo nulla, dimostrarono di essere buoni a nulla, di essere destinati alla sconfit– ta. Da questo momento in poi, Lusignoli sentf che occorreva prendere l'of– fensiva, ed accompagnare i rossi sul piano discendente della disfatta. Da questo momento in poi puntò per i fascisti con piena sicurezza di quel che faceva. L'arresto di Malatesta fu uno dei momenti decisivi della lotta (cercare la data). Giolitti gli aveva dato istruzioni ambigue: essere energico e pru– dente. Lusignoli cap1 che Giolitti avrebbe voluto tentare il colpo, ma non era sicuro del risultato, e voleva serbarsi una ritirata. Lusignoli decise di operare sotto la propria responsabilità: se il colpo riusciva, lo avrebbe sa– crificato. Lusignoli, dunque, ordinò al questore di Milano di arrestare Ma– latesta. Il questore cadde dal cielo; domandò l'ordine scritto. Lusignoli ri:– spose che non occorreva: era evidente che responsabile dell'arresto era lui. Il questore andato in cerca di Malatesta, trovò che era a Bologna in quei giorni. Lusignoli disse che non importava; l'arresto do'!eva essere fatto dal questore di Milano. Finalmente Malatesta fu arrestato. Alla notizia del– l'arresto, Corradini gli telefonò da Roma se era diventato matto: "non temere," rispose Lusignoli, "ho sempre la testa sulle spalle; non succederà niente." E infatti non successe niente. Allora Lusignoli iniziò la lotta contro il Comune di Milano e contro i socialisti della giunta provinciale amministrativa, in pieno accordo con Albertini, che lo secondava col Corri·ere della Sera, e che parlò al Senato con– tro il Comune di Milano (mi pare sui primi del 1921). Questa lotta di Lusignoli contro i socialisti è tutta da ricostruire con l'aiuto dell'Avanti!, del Corriere, del Popolo d'Italia. Nell'estate del 1922, secondo Ojetti, vi furono parecchi accenni e tenta– tivi di combinazioni nel retroscena, data la sicura prossima fine del ga– binetto Facta. Da un lato Amendola trattava con Giolitti per mezzo di Soleri e d'ac– cordo con Facta. Amendola era chiuso nell'ambiente parlamentare; non misurava le proporzioni del movimento fascista; sentiva antipatia e ripu– gnanza per Mussolini; ne subiva l'intervento nella combinazione piu che desiderarla; e la sua tendenza era per cooptare Mussolini nel nuovo mini– stero, ma in sottordine. A Milano, Albertini e Lusignoli, avevano un'impressione piu immedia:– ta e piu preoccupante della spinta fascista. E avrebbero consentito a Mus– solini una partecipazione piu larga nel nuovo ministero. Non avevano pe– rò idee chiare. Tastavano il terreno. Lusignoli faceva da intermediario fra Mussolini e Giolitti, sperando di rimanere fedele cosf a Giolitti, e di in.– graziarsi Mussolini, nella cui fortuna credeva. Ojetti esclude assolutamente che Albertini fosse in relazione con Salandra: non è piu d'accordo con Sa– landra dopo che questi si è buttato a fare il nazionalista dalmatomane. In opposizione alle trattattive Amendola-Giolitti-Lusignoli-Albertini- 145 BiblotecaGino Bianco

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