Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo stemato il bilancio, licenzieremmo a pedate i nostri benefattori e salvatori. Tutta questa liquidazione violenta, che i fascisti fanno delle vecchiie consorterie democratiche, riformiste, socialiste riescirà utile al paese. Se ci fosse un giornale come l'Unità, noi dovremmo rifiutare il metodo, accettare i risultati, e cercare di consolidarli impedendo da sinistra che le camorre abbattute dalla destra fascista si ricostituissero con una nuova bandiera de– mocratica. Ridicola è, in questo momento, la figura della massoneria: che ha fatto da portacoda al nazionalismo dalmatomane durante la guerra, ha te– nuto ovunque a battesimo il fascismo, ed ora si sente arrivare sotto la schie– na questo magnifico pedatone. È v-:ro che se ne rifarà, nascondendosi sem– pre piu, e disorganizzando il fascismo. E sarebbe un bel caso vedere i ge– nerali massoni abbandonare o il fascismo o la massoneria. Bisognerà fare lo spoglio sistematico dei giornali di questi giorni per dare un'idea delle migliaia di arresti che sono stati fatti nei giorni scorsi per ... salvare la patria. L'incidente Mussolini-Turati nell'ultima seduta alla Camera si deve met– tere in relazione colla manifestazione antimassonica per dimostrare il mo– vimento verso destra di Mussolini e la sconfitta di quei fascisti che lavoravano a preparare una combinazione di sinistra con una puntarella verso i socialisti unitari. Una delle prove piu evidenti che il ricordo della guerra non è elemento essenziale nella politica di Mussolini, è la corte che Mussolini fa al partito popolare e al Vaticano, cioè a coloro che furono i piu tenaci organi del neu– tralismo durante la guerra. Sforza mi raccontò ieri mattina i seguenti fatti: Quando scoppiarono gl'incidenti del N arrente e del Carthage alle ore 10 di mattina Legrand e Giolitti si erano accordati per rinviare all'Aja gl'in– cidenti. Alle 13 la Agenzia Havas telegrafava alla Stefani la notizia. Poin– caré, pur avendo già accettata questa soluzione, parlando alla Camera alle ore 15, si dette le arie del rodomonte, che minacciava la fine del mondo se non otteneva soddisfazione. Non volle rinunziare al trionfo parlamentare. Di San Giuliano, quando tornò dall'ambasciata di Londra, stese un rap– porto, in cui riassumeva tutte le sue idee sull'Inghilterra e sui rapporti ita– lo-inglesi. L'Inghilterra, secondo lui, era un paese marcio e incapace di vin– cere la Germania. Occorreva perciò stringersi sempre meglio alla Germania, senza urtare l'Inghilterra finché questa fosse in grado di nuocere. Questa informazione preziosa di Sforza va messa in relazione con quanto mi ha raccontato una volta De Viti: il quale la send una sera in una conversazio– ne: il di San Giuliano dire che la Russia era una "grande impotenza," e 136 BiblotecaGino Bianco

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