Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Memorie, e soliloqui \ 13 febbraio Sforz~ racconta che nell'autunno del 1920, mentre si preparavano le trattative di Rapallo notò che quando usciva in automobile era sempre se– guito da dclisti. Fece venire il Vigliani alla Consulta, e gli domandò perché c'era quella sorveglianza. Vigliani gli spiegò che la polizia aveva motivo di credere che si volesse compiere un attentato contro di lui, preparato a Fiu– me. "E a che mi servirebbero i ciclisti in caso d'attèntato?" "Farebbero su– bito un rapporto." Sforza pregò Vigliani di togliere questa sorveglianza inu– tile, la quale avrebbe dato modo ai nazionalisti di gridare che lui aveva paura. Vigliani gli domandò la parola che avrebbe evitato di ritornare per due giorni di seguito alla stessa ora nello stesso luogo per colazione, per pranzo, per visita, ecc. Sforza promise. Ma una sera che tornava dal Cir– colo della Caccia alla Consulta, si avvide che un individuo lo seguiva per via del Tritone, fino a Piazza Barberini, e per via delle Quattro Fontane. Quando fu al giardino, dov'è la statua di Carlo Alberto si fermò, facendo cenno di allacciarsi una scarpa. Poi si voltò a un tratto, quando l'individuo gli fu vicino, e gli disse: "Lei crede di servire il paese in questo momento; ma io la consiglio di non rovinarsi; qui, in ogni parte è nascosto un cara– biniere; se lei spara, è perduto." In realtà carabinieri non ce n'erano. Ma quel giovane rimase turbato e interdetto; e tornò sui suoi passi entrando nel giardino. Qui si riebbe, e sparò tre colpi di revolver che andarono a vuoto. Sfor– za non raccontò l'incidente per non far nascere ad altri l'idea di fare al– trettanto, per evitare che se ne parlasse sui ·giornali esteri, e per non tur– bare la signora che era in Belgio. Quando tornò da Parigi in Italia, chiamato da Mussolini, nel novem– bre passato, vide che a Modane due fascisti lo avevano riconosciuto: e pensò che certo gli sarebbe toccato un incidente. Alla stazione vicina il treno si doveva fermare tre minuti. Senu delle voci che gridavano: "abbasso Sfor– za, morte a Sforza!" Il treno non partiva. La corrente elettrica si era inter– rotta. Affidò le carte al segretario, ordinandogli di darsi l'aria di essere un estraneo; si preparò la rivoltella in tasca; e si mise al finestrino, tenendosi nella mano la parte inferiore del volto. I fascisti erano un centinaio guidati da tre ufficiali in divisa. I carabinieri della stazione erano spariti. Il capo– stazione anche. I fascisti non avevano idea di ucciderlo. Volevano solo fare una dimostrazione, credendo che il treno si sarebbe fermato solo tre mi– nuti. Invece il treno non partiva. E loro non sapevano che fare. Andarono su e giu urlando. Alcuni, tanto per fare quàlcosa, andarono a cercarlo nel... bagagliaio: cos1 gli raccontò il capotreno. Finalmente il treno partL Sforza pensa che Poincaré è andato nella Ruhr non solamente per ra– gioni politiche, ma anche perché Daudet ha in mano lettere amorose della moglie di Poincaré; e con queste lettere ricatta il marito. Sforza si è deciso a scrivere l'opuscolo. Saranno alcuni articoli pel Man- 133 · BiblotecaGino Bianco

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