Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo 8 febbraio, Brescia Zadei, farmacista, democratico cnsuano, piu volte decorato di guerra, mi ha raccontato alcuni aneddoti assai interessanti per mettere in luce i pre– cedenti del colpo di Stato fascista. Per il 28 maggio 1919, fu invitato ad andare ad Aquileia a commemo– rare l'anniversario della morte di Randaccio, come ufficiale della brigata Toscana. Ad Aquileia c'era un convegno di tutti gli ufficiali dei due reggi– menti 77° e 78° fanteria venuti dai depositi e dai reggimenti ancora mobili– tati al fronte; vennero anche tutti gli ufficiali superiori, che erano stati co– lonnelli dei due reggimenti. I generali ripetevano continuamente che biso– gnava opporsi al bolscevismo e "valorizzare la vittoria"; molti ufficiali, poi, dicevano sotto voce che si aspettavano D'Annunzio e il duca d'Aosta, e che al loro arrivo si sarebbe fatto "un colpo": di che colpo si trattasse, nessuno sapeva. Ma gli ufficiali superiori soffiavano nel fuoco del malcontento perché non si valorizzava la vittoria. Si parlava fin da allora anche del malcontento dei granatieri. Zadei rimase due giorni ad Aquileia, e cercò di sconsigliare gli amici dal fare colpi di testa. Ma all'ultimo momento, il duca d'Aosta e D'Annunzio non vennero. E si disse che il ministro della Guerra era inter– venuto per vietare il loro intervento. Augusto Monti, che era presente alla conversazione, ha aggiunto per conto suo che a mezzo ottobre 1919 egli andò a Fiume, dove era stato nominato professore di latino e greco al liceo. A Fiume parlò con Giuriati. Questi gli disse che Fiume non era un punto di arrivo, ma un punto di partenza, da Fiume si doveva fare un colpo su Ro– ma. Monti ebbe la impressione che il colpo fosse preparato pel 4 novembre, per la celebrazione della vittoria. Nitti fece sospendere la festa. E il Corriere della Sera commentò la deliberazione di Nitti, accennando ai pericoli di di– sordini, che occorreva evitare. Bisogna cercare questo commento del Cor– riere. Zadei ha aggiunto che nel 1919, gli antichi ufficiali del 77° accorsi a Fiume intorno a D'Annunzio, gli scrivevano di andare a Fiume anche lui a compiere l'impresa non finita. Nel novembre 1920, sotto il Ministero Gio– litti, quando fu per la prima volta commemorata la vittoria, Zadei andò a Lecco a tenere un comizio. Tornando da Lecco si trovò in treno con un te– nente. Questi osservando le decorazioni e avendo saputo da Zadei che era un "lupo 11 della brigata Toscana, si mise a raccontargli che molti ufficiali erano d'accordo per farla finita con un colpo di Stato col bolscevismo; "se sarà il caso, butteremo per aria anche il re"; capo del movimento era il duca d'Aosta. Sui primi del 1921, poi, qualche ufficiale, antico suo collega del 77° fanteria, gli domandò il suo parere sull'eventuale tentativo di un colpo di Stato capitanato dal duca d'Aosta. Zadei si dichiarò ostile all'idea. E allora nessuno gliene parlò piu. 128 BiblotecaGino Bianco

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