Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Memorie e soliloqui maggioranza parere sfavorevole; date le violenze che i fascisti fanno su– bire in molti luoghi ai preti. Che la campagna antimassonica sia il con– tentino, che i fascisti conservatori offrono al Vaticano per stringere l'al– leanza? Ho interrotto la conversazione con Borgese, perché temevo dimenticare la notizia datami da don Vercesi. Borgese vide Mussolini quando Mussolini fu a Milano. Dice che Mus– solini lo mandò a chiamare. E naturalmente è incantato di questo atto di attenzione. Mussolini gli disse che farà una politica estera quale noi la desideriamo, e che "governerà lui," non accetterà di essere il gerente altrui. Sulla fine d'ottobre Borgese prevedeva una guerra con la Jugoslavia, e un uragano di ammazzamenti in Italia. Ma ha dovuto ricredersi. Spera che Mussolini faccia una buona politica estera, abbandonando la posizione di grande potenza non presa sul serio da nessuno, e mettendosi a capo di una lega di neutri nel conflitto franco-tedesco. Nella politica interna gli risulta che gli industriali sono scontenti di lui, perché non si presta a schiacciare le organizzazioni operaie: quando Mussolini dice e ripete che le "otto ore" sono intangibili, vuoi fare capire agl'industriali che non vuol essere loro strumento cieco. Una volta, dice pittorescamente Borgese, l'Italia era go– vernata da una oligarchia ristrettissima: "un consiglio dei dieci che non si riuniva mai"; con una telefonata al presidente del Consiglio, questa oligar– chia otteneva quel che voleva. Ora questa gente è stata messa alla porta dal "tiranno." Noi "popolo minuto" non dobbiamo aiutare la vecchia oli– garchia, malcontenta del tiranno, a sbarazzarsi del tiranno e a ridiventare essa la tiranna nostra. Mondolfo mi ha dato una notizia carattenstlca. Nell'ottobre 1920, gli anarchici della Umanità nuova minacciarono di andare a disturbare le cerimonie religiose nelle chiese. I popolari, fra cui una persona che ha rac– contato la cosa a Mandolfo, andarono a ·domandare protezione alla pub– blica sicurezza. Ebbero risposta che si difendessero da sé: se volevano delle bombe a mano, potevano ottenerle al comando della divisione e alla se– zione degli arditi; le autorità di P.S. li avrebbero messi in relazione con i depositari delle bombe. Lo stesso Mandolfo mi racconta che Turati• è andato in casa Casati, a trovare il ministro Gentile per domandargli la franchigia postale per le bi– blioteche popolari di Fabietti. L'uomo non può mutare! La signora Mandolfo mi ha detto di avere sentito negli ambienti socia– listi di Milano che De Nicola non lesse alla Camera, nel secondo giorno della discussione sul ministero Mussolini, la lettera di dimissioni di Orlando·, perché Orlando mandò a ritirarla. 127 .BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=