Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo lati del 4 novembre doveva essere antifascista. Anzi aggiunge che l'Epoca aveva lanciato l'idea di una rappresentazione della Fedra con intervento di D'Annunzio al Palatino, per avere D'Annunzio a Roma prima ancora del 4 novembre, ed organizzare una resistenza contro una eventuale marcia su Roma. Ma Facta fece sapere a D'Annunzio che la sua venuta a Roma avreb– be imbarazzato assai il governo, potendo essere causa di gravi disordini. Questa iniziativa Facta la prese ad insaputa degli altri ministri. Amendola, quando Borgese gliene parlò dopo i fatti d'ottobre, ne fu indignato: e ne ricavò nuovi elementi per convincersi che Facta tradiva, d!accordo con Mussolini. Da questa indignazione di Amendola, risulta, mi sembra, che D'Annunzio era nella combinazione Giolitti-Amendola-Mussolini. Giolitti e Amendola pensavano utilizzare D'Annunzio per tenere a freno Musso– lini, e ammettere Mussolini nel ministero, ma in sottordine. Avrebbero cosi'. fatto un grande "ministero di conciliazione nazionale," un colossale pasticcio destinato a durare una settimana. Ma forse non c'erano intese precise. Erano assaggi reciproci che non ebbero il tempo di maturare. E Giolitti teneva tutte le corde al suo arco; trattava con Mussolini da un lato, e D'Annunzio dall'altro. Piu probabilmente ancora, D'Annunzio era d'accordo col re e con Salandra, mentre c'erano da un altro lato le trattative Giolitti-Mussolini– Amendola. E Amendola, pur di rafforzare il suo "Stato" hegeliano, era di– sposto ad accettare l'una o l'altra combinazione o la combinazione di tutte le combinazioni. E anche il Corriere della Sera. Questo punto mi resta sempre oscuro. Occorre che io ne parli con Ojetti e con Amendola per andare in fondo. Nell'agosto Borgese fu impedito a Venezia di parlare in una confe– renza: erano furibondi contro lui specialmente i nazionalisti. Dopo, tornò a Fadelletto. Mandolfo mi dice che lo sciopero ferroviario dell'estate fu preceduto da uno sciopero locale bene riescito per protestare contro le violenze fa– sciste di Lomellina. Questa buona riuscita incoraggiò, dopo le violenze di Ravenna, a fare lo sciopero generale. L'Alleanza del lavoro doveva ben fare qualche cosa. I comunisti e i massimalisti erano sempre a proporre lo sciopero sperando che ne venisse fuori la rivoluzione; i riformisti cer– cavano di volgere lo sciopero a scopi parlamentari, quando sentivano di non potere impedirlo. Nell'agosto lo sciopero non fu voluto dai riformisti; ma Turati sperò di utilizzarlo per imporre un ministero collaborazionjsta. "Del resto," diceva Mandolfo, "queste faccende le combinano sempre a Roma poche persone; e non è mai possibile conoscere bene quel che c'è m fondo alle cose." Don Vercesi diceva che il Vaticano ha domandato ai vescovi parere sulla opportunità di un'alleanza coi fascisti. I vescovi hanno dato in grande 126 BiblotecaGino Bianco

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