Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Memorie e soliloqui capace di dominare l'Europa: potrebbe fare il tentativo d'accordo con l'Italia; ma nazionalismo francese e nazionalismo italiano non possono mettersi d'ac– cordo. Francia e Italia saranno soggiogate insieme o dalla Germania o dagli anglosassoni. Ma probabilmente avremo un condominio anglo-germanico, quale gl'inglesi accettarono fra il 1880 e il 1900: la Germania padrona del continente, e l'Inghilterra padrona delle penisole mediterranee. Vacca tro– vava che le mie ipotesi sembrano ragionevoli oggi. Anch'egli, come il Pa– tetta, come il Bonfante, desidererebbe una federazione franco-italiana; ma vede che è impossibile. Francia e Italia, quindi, dovranno accettare il domi– nio di chi avrà maggiore intelligenza politica, maggiore potenza materiale. Questa perdita dell'indipendenza politica non ci deve addolorare: meglio far parte di una grande unità politica ed economica, che vivere chiusi in un piccolo Stato. Intellettualmente l'Italia avrà tutto da guadagnare dall'entrare in un grande complesso politico. Darà e riceverà in cambio una nuova col– tura. Sorgerà un nuovo tipo italiano. Preferibile un incrocio italo-anglosas– sone, ad un incrocio italo-germanico. Il punto importante è che un'Italia indipendente in un mondo attraversato da conflitti colossali è un non senso. 5 febbraio Notizie di un accordo economico franco-italiano per l'Oriente: che sia questo il compenso ottenuto da Mussolini per la solidarietà, che dà a Poincaré nella questione della Ruhr? Altro che niente per niente! Sarebbe tutto per quasi niente. 6 febbraio Ieri sera fu da me improvvisamente Sforza. Non aveva ricevuta ancora la mia lettera. Gli esposi le mie idee sull'opuscolo che dovrebbe scrivere. Trovò che avevo ragione e che occorre provare. Ci vedremo per due giorni presso Novello Papafava a Frassanelle: e H discuteremo l'argomento. Egli scriverà l'opuscolo, e io lo rivedrò. Mi raccontò due aneddoti caratteristici. Quando era ministro del Tesoro, Nitti volle vederlo: eravamo, dunque, dopo Caporetto, nel 1918. E lo pregò di spiegargli la questione adriatica e jugoslava, parlandogli "come se fosse un idiota." Sforza gli spiegò l'argomen– to dall'a alla zeta. Durante la discussione Sforza gli disse che la politica di Sonnino non avrebbe ottenuto la Dalmazia e comprometteva l'Istria; la vera politica italiana doveva abbandonare la Dalmazia e battersi per Trieste e per l'Istria. Nitti interruppe: "L'Istria? Sono follie!" Un'altra volta Nitti gli disse: "Se potessi, arriverei .fino al Danubio. Ma come si fa?" In questa frase è la chiave del pensiero di Nitti. Anche lui, come Sonnino, voleva afferrare piu che poteva. Ma si sentiva impotente e 123 BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=