Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo posizione contro il fascismo, scrivendo di tanto in tanto sul Secolo qualche ar– ticolo da padreterno, che non si compromette mai troppo. Nell'estate scorsa prese posizione contro il fascismo risolutamente, perché il cugino Malagodi lo aveva assicurato che in novembre Giolitti tornava al governo trionfal– mente, mettendo insieme Turati e Mussolini, e liquidando il fascismo. Si– curo di fare il profeta antifascista, si impegnò a fondo contro il fascismo. E Giolitti lo avrebbe fatto senatore. Nel luglio, a Casciana, era convinto che la crisi era oramai alla fine, perché i socialisti unitari, dividendosi dai massi– malisti, permettevano oramai la formazione di un governo di maggioranza. Ma nell'ottobre tutte le sue illusioni saltarono per aria. E oramai non può essere fascista. Ma i suoi articoli ~ul Secolo sono diventati ... storici, padreter– neschi, Uil( colpo alla botte e uno al cerchio. E dava a me lezioni sul dovere di rimanere contro corrente: quasi che io abbia fatto per vent'anni altro che rimanere contro corrente. Ci si divise piuttosto amari. Il suo semplicismo vanitoso mi irrita, per quanto egli sia fondamentalmente buono e gentile, purché non sia in gioco la sua vanità personale. Assisteva alla discussione Giovanni Vacca. E facemmo insieme la via del ritorno a casa. Via facendo, Vacca mi si rivelò assai vicino al mio modo di pensare. 11 È inutile," diceva, "voler compiere oggi un'azione pratica. Il mondo va alla deriva. La Francia non è in grado di soffocare la Germania; e si rovinerà nella impossibile impresa. Il continente europeo è in pieno sfacelo. Per conto mio, se dovessi desiderare qualcosa, desidererei un pre– dominio mondiale anglo-americano. Purtroppo gli americani non capiscono niente: e questo è il vero disastro. 11 Io gli spiegai che, secondo me, l'umanità non può continuare a vivere nel disordine sanguinoso e folle di questi ultimi otto anni. La grande maggio– ranza della gente vuol rimanere tranquilla a mangiare, dormire e far figli. Una piccola minoranza di militari, affaristi, chiacchieroni, in ogni paese, to– glie la pace a tutti. Ma le necessità della vita economica mondiale, che rendono interdipendente la vita materiale di tutti i paesi, urtano contro le continue follie nazionaliste. In un modo o in un altro l'umanità cercherà di arrivare alla pace, se non vorrà degradarsi nella barbarie. Io ho sperato durante la guerra che la vittoria dell'Intesa consentisse la formazione di una federa– zione mondiale di nazioni libere nella solidarietà economica. Ma debbo ri– conoscere che questa speranza è fallita: le classi dirigenti delle singole na– zioni sono acciecate da pregiudizi nazionalisti, e incapaci di vivere in pace. La unificazione mondiale bisogna, però, cercarla per altra via: il piu forte obblighi tutti i piu deboli a rimanere tranquilli obbedendo alla sua legge. Cosf fece Roma nell'antichità. Cosf ha fatto l'Inghilterra, nei limiti del pos– sibile, come del resto Roma, nel suo impero coloniale. Cosf la Francia. Il mio ideale sarebbe una federazione anglo.-americana, che imponesse il pro– prio dominio all'Europa. Ma se gli anglosassoni si rivelano incapaci di or– ganizzare il mondo, sarei disposto ad accettare il dominio della Germania, non appena questa si rifaccia dallo sfacelo attuale. Non credo la Francia 122 BiblotecaGino Bianco

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