Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo rigi, è sembrato insufficiente allo stato maggiore e al Quai d'Orsay: ed ec– co venir fuori, al di là del trattato di Versailles, l'occupazione della Ruhr. Anche questo è presentato come un mezzo per farsi pagare le riparazioni: in realtà sono anche ora le riparazioni il mezzo per ottenere il fine di esten– dere la occupazione permanente francese dalla riva sinistra del Reno alla riva destra della regione industriale. Cosf il governo francese moltiplicherà le difficoltà alle riparazioni; ma intriga la Francia in un ginepraio di dif– ficoltà politiche formidabili. E fuori della Ruhr rimane sempre il resto della Germania, che potrà, o prima o poi, coi suoi cinquanta milioni di abitanti, appoggiata dalla Russia o dall'Inghilterra, o dall'America, ripren– dere la lotta contro quaranta milioni di francesi, appesantiti da quindici milioni di tedeschi. Il governo francese, quindi, non può fermarsi alla Ruhr: deve andare avanti occupando tutta la Germania al di qua dell'Elba, al– meno! L'abisso chiama l'abisso. È la politica napoleonica, che rinasce in condizioni ben piu difficili per la Francia, e che non può non portare la Francia a un disastro, da cui non si rialzerà piu. Di fronte a questa guerra franco-tedesca, che continua feroce da parte della Francia, come fu feroce da parte della Germania, i nazionalisti italiani sperano di ricavare qual– che vantaggio, offrendo alla Francia l'appoggio dell'Italia se la Francia pa– ga con sufficienti compensi l'aiuto italiano, o minacciando di contrastarla, se la mancia è insufficiente. I nazionalisti continuano a fare gli ... interven– tisti. L'Italia deve "essere presente" in tutte le complicazioni, che si ma– nifestano in qualunque parte del mondo, per afferrare qualche cosa - soprattutto in forma di territori - ricattando gli uni e gli altri. Tutto compreso è questa la politica di tutti i gabinetti. Solamente bisogna esse– re presi sul serio dagli altri! Ma in questo momento l'Italia non conta niente: la Francia ha un esercito assai piu forte di quello dell'Italia: e sul continente non esiste nessuna altra forza militare, con cui l'Italia possa fare blocco per minacciare la Francia. Niente senza niente, disse Musso– lini. E Poincaré lo prende in parola: non domanda niente e non dà niente. L'Italia potrebbe contare qualcosa, come minaccia e come aiuto, se la Francia fosse in urto con l'Inghilterra: allora giocando fra le due, potreb– be grattare qualcosa, a patto di non esser troppo esigente: nel qual caso le due si metterebbero d'accordo contro di lei. Ma l'Inghilterra e Francia sono d'accordo nel reciproco disinteressamento in Oriente e in Renania. E l'Italia non può giocare fra le due. Un accordo italo-francese utile alla Francia potrebbe essere costituito da un'alleanza antitedesca e antirussa a lunirhissima scadenza; ma i nazionalisti italiani intendono conservarsi le mani libere per ricattare caso per caso gli uni e gli altri: disposti a fare la politica fìlofrancese oggi, vogliono poter fare la politica antifrancese, non appena ottengano da altra parte una migliore mancia. Mentre i nazionali– sti italiani non hanno nulla di solido da dare alla Francia, e quel che di solido potrebbero dare, un'alleanza di garanzia a lunghissima scadenza, non vogliono darlo. Anche il governo francese non ha nulla da dare al- 112 BiblotecaGino Bianco

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