Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Memorie. e soliloqui in Abissinia: "data la mia abitudine," diceva, "di non eseguire le istru– zioni che ritengo assurde, mi sarei trovato male." L'Abissinia non ha riconosciuto l'accordo italo-anglo.-francese del 1906 e tutto ciò che l'Italia domanda in base a quest'accordo nella sua zona di influenza, è rifiutato. Chi va in Abissinia col mandato di estendere l'influenza italiana, è desti– nato all'insuccesso, salvo che non abbia l'incarico di preparare la guerra. Egli non era ancora partito per l'Abissinia. Cora è assai preoccupato della politica estera e coloniale. In Eritrea tutti i peggiori elementi si sono fatti fascisti, e cercano di sbarazzarsi del governatore. Mussolini per liberarsi dalle pressioni dei fascisti, ha mandato in Eritrea l'on. Capanni, un bestione assassino fiorentino. Lo ha mandato senza consultarsi con Federzoni, a vedere quel che si deve fare per dare la colonia in mano agli affaristi del fascismo. E Federzoni ha mandato il sottosegretario Marchi a sorvegliare Capanni! Tutto nella carriera diplo– matica dipende dai capricci di Mussolini e dalle vendette di Contarini; e questi non è, neanche lui, sicuro del posto. Cora osserva che il non avere messo all'ordine del giorno della Camera gli accordi di Santa Margherita Ligure è un brutto segno: il governo italiano è sempre a domandare cor– rezioni e aggiunte, e quello di Belgrado mostra una grande longanimità. Che cosa ne nascerà non si può prevedere. Una persona, che vede ogni gior– no Mussolini, e che era finora fanatica del movimento fascista, diceva a Co– ra alcuni giorni or sono: "Fortunato lei, che se ne va a Teheran; se ne vada via presto, e si porti tutto il denaro che può: perché qui nessuno sa quel che succederà fra un mese." Cora giudica Mussolini come un volgarissimo megalomane. I continui comunicati minacciosi, alcuni dei quali sono di mano sua, fanno una impres– sione disastrosa all'estero. I funzionari non sono piu tranquilli sul loro avveni– re: il comm. Giannini è stato dispensato dal servizio, e ne fu informato dai giornali, perché a Londra era riuscito sgradevole al Duce. Mussolini aveva dato ordine che gli automobili non circolassero piu nel Corso e in Piazza Colonna intorno a Palazzo Chigi perché lo disturbavano: ha do– vuto revocare l'ordine che inceppava il traffico nel centro di Roma, di fron– te alle proteste generali. L'altra sera, a teatro, lo presentarono al pubblico, in mezzo alle artiste e agli artisti: fu uno spettacolo penosissimo per la nessuna serietà: immaginarsi a Londra o a Parigi il presidente del Con– siglio che si avanza sul palcoscenico in mezzo a cantanti e ballerine! Un'al– tra sera all'Adriano, Cora era presente, una voce dal loggione gridò: "Vi– va il nostro liberatore." Tutti capirono che era una satira. Mussolini, dal suo palco, si mise a fare gesti di minaccia verso il loggione, facendo atto di voler prendere a pugni l'... ammiratore. A Roma le persone sospettano le une delle altre; tutti si credono spiati. I giornali sono sotto la continua mi– naccia di violenze, e non osano dare che le notizie permesse da Mussolini e dai suoi. Mussolini è sotto le minacce continue dei peggiori elementi del partito, che lo circondano e lo soffocano. Di suo, non sarebbe un cattivo 109 BiblotecaGino Bianco

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