Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo piu assai che non abbiano fatto i malfattori della conferenza di Parigi: meno che mai avremmo avuto pane e pace. Dunque sarei stato neutralista; ma neutralista assoluto, nel vero senso della parola. Non neutralista provvisorio, in attesa di passare dalla parte dei tedeschi, come Croce e C.i; non neutralista irredentista e colonialista, cioè pronto a passare di qua o di là, secondo i vantaggi territoriali spera– bili, come furono i nove decimi degli interventisti italiani; non neutrali– sta rivoluzionario, cioè illuso nella possibilità di una benefica rivoluzione sociale attraverso la guerra, come i socialisti e gli anarchici; ma neutrali– sta assoluto, come furono gli svizzeri, gli olandesi, i danesi, gli scandinavi, ecc., anzi neutralista piu assoluto della massima parte di essi; perché i piu fra essi, pur rimanendo politicamente neutrali, parteggiarono spiritualmente per gli uni o per gli altri. Io non mi sentirei di parteggiare: rimarrei, come l'asino di Buridano, incerto fra i due fasci di fieno. Il che vuol dire che, se avessi avuto la prescienza, sarei rimasto inerte, piu isolato che mai, piu detestato che mai, a fare piu che mai la Cassandra inascoltata. La prescienza o la troppa chiaroveggenza è nemica dell'azione. La grande massa degli uomini agisce sotto lo stimolo di sentimenti incoscienti, di bisogni immediati, di illusioni. E gli uomini politici debbono posse– dere una larga dose di spensieratezza, se vogliono essere capaci di agire. Tante volte, nella mia azione politica, mi è avvenuto di sentirmi paralizzato in piena lotta dal prevedere le conseguenze della vittoria, che sarebbero state diverse da quanto i miei seguaci speravano e credevano; e mi pareva di ingannarli, lasciandoli nella illusione; e perciò apparivo ad essi quasi assente dalla battaglia in cui essi erano convinti di battersi per me. Una certa dose di chiaroveggenza è necessaria all'uomo politico, perché egli possa scegliere senza errore il fine della propria azione; ma una chiaroveg– genza troppo larga è causa di debolezza e di inerzia. Non c'è linea di con– dotta, che non abbia i suoi vantaggi e i suoi svantaggi: l'uomo politico deve sceglierne una, quella che gli sembri meno svantaggiosa o piu van– taggiosa, e procedere vigorosamente per quella; sviluppandone e sfruttan– done gli utili, limitandone i danni via via che si presentano, senza anti– ciparne la preoccupazione, affrontandoli alla giornata. La scelta intelligente della via fondamentale esige una dose notevole di chiaroveggenza; e forse è dovuta in buona parte a spinte inconsapevoli, che vengono a galla dal– l'oceano ignoto del nostro subcosciente. E forse c'è nel gioco politico un fenomeno analogo a quello che è formulato nella legge delle probabilità: alcune scelte si trovano a corrispondere alle correnti predominanti, mentre altre non corrispondono, a caso, senza merito speciale nella intelligenza di chi ha fatto la scelta. Anche nel commercio spesso è la fortuna che dà la ricchezza. La politica è come il commercio. E l'uomo politico, che non sa rischiare, che non ha una fede cieca nella propria fortuna, che vuol vedere troppo chiaro, che vuol prevedere troppo minutamente l'avvenire, è desti– nato alla sterilità. 100 BiblotecaGino Bianco

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