Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Memorie e soliloqui nali, ringhiose, camorristiche, immorali, imprevidenti, che male ci sa– rebbe se la "classe politica" di un popolo piu potente degli altri e meglio attrezzata intellettualmente delle altre, imponesse il proprio controllo poli– tico e la propria direzione tecnica a tutte le altre? La libertà è, in fondo, una parola: che importa a me di essere in Firenze schiavo del fasci/sta Tamburini anziché di un funzionario tedesco? Questi sarebbe certamente meno mascalzone, meno ladro, meno ignorante, meno brutale di Tambu– rini. Perché debbo preferire che il governo di Roma abbia come suo capo un artista da cinematografo, mezzo pazzo e mezzo delinquente, che porta il nome di Mussolini; anziché un massiccio, coscienzioso, serio, taciturno e rozzo viceré tedesco? Che male ci sarebbe se in molti dei nostri mini– steri, al posto di direttori generali italiani, intriganti, ladruncoli, ignoranti, pelandroni, sciocchi ci fossero dei direttori generali bavaresi o prussiani o westfaliani metodici, seriamente preparati, coscienziosi, relativamente non ladri? I funzionari italiani non avrebbero speranza di diventare direttori generali: ecco tutto il guaio. Ma varrebbe la pena di preoccuparsene? Io non sarei professore di storia in una Università: il mio posto sarebbe preso da un tedesco; ed io sarei licenziato, o ridotto a insegnare storia in una scuola media, sotto la sorveglianza di ispettori tedeschi, che mi obblighe– rebbero a insegnare la loro storia, e non la mia: ne sarei seccato, mi rifiu– terei, sarei ridotto alla fame, mi ammazzerei; ma quanti non si adattereb– bero volentieri? Quanti soffrirebbero realmente di questa condizione di cose? E varrebbe la pena di badare a questi irriducibili conservatori di tradizioni intellettuali di altri tempi, mentre i piu si adatterebbero, e la grande maggioranza della popolazione vivrebbe meglio e in pace? Conclusione: melius erat ei, se la Germania avesse vinto la guerra. E meglio sarebbe stato aiutare la Germania a vincere la guerra al piu presto possibile, entrando in guerra al suo fianco fino dall'agosto 1914. Questa conclusione mi ripugna; non so dire perché: c'è evidentemente nel mio spirito un residuo che si rivolta contro questa conclusione. Ma è un, resiJ duo irragionevole. E arrivo a un'altra conclusione: che la mia prescienza intelligente, rendendomi incredulo nelle promesse di giustizia di Lloyd George, dei propagandisti franco-belgi e di altri consimili cerretani; e la mia repu~ gnanza inintelligente contro il dominio mondiale tedesco, rendèndomi ostile all'idea di contribuire alla vittoria tedesca; e la mia convinzione che 1 1a guerra, poco importa da chi fosse vinta, non avrebbe risolto nessun pro-– blema di giustizia, ma solo assicurato il diritto di prepotere al piu forte; io avrei dovuto solo desiderare che la guerra desse luogo a una rivoluzione sociale, che spazzasse via in tutti i paesi le vecchie classi dominanti rive– latesi incapaci a garentire ai popoli da esse governati la pace e il pane. Ma la mia prescienza mi avrebbe fatto sapere che questa rivoluzione· non era possibile; e se fosse stato possibile estendere al resto dell'Europa il movimento bolscevico della Russia, questo fatto avrebbe rovinata l'Europa 99 BiblotecaGino Bianco

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