Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Memorie e soliloqui mia propaganda e della mia azione. Dell'Unità si vendevano tante copie nella sola Torino, quante in tutta l'Italia meridionale. E qui il giornale si vendeva specialmente in Terra di Bari e in Terra d'Otranto (una cinquan– tina di copie in tutto!) perché io e De Viti vi avevamo un certo numero di conoscenze personali, che si abbonavano per amicizia, e non capivano niente di quel che leggevano, seppure leggevano il giornale quando arrivava I Se non avevo base nel Sud che non mi capiva, meno che mai potevo averne nel Nord, che... mi capiva. Tutta la mia opera antiprotezionista e antiparassitaria urtava contro gli interessi della borghesia settentrionale e delle miserabili oligarchie operaie e cooperative incrostatesi nel partito socialista. In questi ambienti fa mia azione doveva riescire sterile. Ebbi un migliaio di seguaci fra i giovani migliori della borghesia intellettuale, i quali mi capirono perfettamente ma anch'essi erano esclusi da ogni azione efficace per opera degli interessi prevalenti nel Nord. Li avessi avuti nel Sud: sarebbero stati il mio stato maggiore. Nel Nord sono rimasti para.– lizzati in un ambiente ostile. Certo qualcosa ho ottenuto. I piu "pratici" di questi giovani, che hanno sentito la mia influenza, entrando nei movi~ menti politici dei diversi partiti, hanno portato in essi qualcosa del mio pensiero. Ma sono frammenti disarticolati, che galleggiano su un oceano di sentimenti e di interessi, che non hanno nulla da vedere col mio sistema di idee. Questa è la verità. I miei amici e i miei nemici attribuiscono al mio temperamento ango– loso, risentito, intransigente, critico, oppositore costituzionale, l'insuccesso della mia opera. E certamente, se avessi avuto maggiore souplesse, mi sarei procurato meno nemici personali. Ma non per questo le mie idee avrebbero avuto maggiore fortuna. Giustino Fortunato ha avuto un temperamento dolce, desideroso di quieto vivere, alieno dalle polemiche; che cosa ha otte– nuto? De Viti De Marco è ben piu equilibrato, ben educato, "signore," di me: che cosa ha ottenuto? Caso mai, ho fatto piu io per diffondere le loro idee col mio temperamento polemico, costringendo per forza la gente a fermarsi ed ascoltare, che non abbiano ottenuto essi col loro atteggiamento assai piu obiettivo del mio! No, non è stata questione di incompatibilità fra il temperamento mio e quello degli altri: è stata la inconciliabilità delle idee. Queste non potevano essere comprese nel Sud, per cui erano fatte; non potevano essere accettate al Nord, contro cui erano dirette. Il mio tem– peramento è stato il resultato delle mie idee, non la causa del mio insuc– cesso. Idee positive ne ho messe fuori in abbondanza: lo stato giuridico degl'insègnanti, il suffragio universale, il trattato di Rapallo, sono dovuti a me; se non altro li ho predicati io prima di chi li realizzò. Ma quando ho cercato di mettere avanti le idee necessarie al Mezzogiorno, mi sono sempre trovato di fronte alla inerzia del Sud e alla ostilità del Nord. E. ho dovuto fare la polemica, essere angoloso, mostrarmi critico intransigente, e... rimanere solo a fare il Don Chisciotte. Se avessi rinunziato alle mie idee, per "inserirmi," come si dice oggi, "nella realtà," sarei diventato 95 ~iblotecaGino Bianco

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