Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Memorie e soliloqui Debbo aggiungere che mentre parlavo con Sforza, Galli portò un tele– gramma. Sforza lo lesse e me lo dette a leggere. Era Frassati che doman– dava a Sforza quel che avrebbe fatto, e si diceva deliberato a dimettersi. Sforza preparò la risposta in mia presenza: diceva: "Probabilmente farò altrettanto; ma non vedo perché tu debba dimetterti se restano nel Mini– stero tuoi amici." E mi disse: "Non voglio essere confuso con Frassati. Ecco un altro motivo per pubblicare subito il telegramma." Io, che non sono mai per i consigli di prudenza, non replicai. E me ne pento: ché se avessi insistito, sono certo che Sforza mi ascoltava, ed evitava quell'errore di procedura, di cui lui stesso oggi è assai pentito. Scritto il telegramma a Frassati, Sforza chiamò Galli perché lo cifrasse. E deve essere stato Galli, che sperando di ingraziarsi Mussolini e i fasci– sti, scrisse a Roma, che la responsabilità delle dimissioni è mia e di A. Prato. E certo lo deve aver scritto ben presto: perché Carlo Piacei giunto a Parigi, il 12 dicembre, portò da Firenze la notizia, e me la comunicò. E l'amica inglese me ne parlò il 14 novembre a Parigi. Questo diario comincia a portarmi via troppo tempo! Rossi, segretario dell'agraria di Firenze e amico di molti fascisti, mi dice che la tassa di ricchezza mobile sui profitti agrari ha diffuso un gran– de malcontento fra i mezzadri, di cui approfittano molto i preti. Altre cause di malcontento sono lo scioglimento delle guardie regie; la libertà degli affitti e l'assorbimento delle camicie nere nella milizia nazionale: i gio– vani si seccano di essere mescolati con i carabinieri, al comando di mer– cenari; i peggiori squadristi si erano avvezzi a vivere di rapine e di ricat– ti, e non si adattano ad essere controllati dalle autorità regolari, o ad essere privati di ogni iniziativa e ridotti a vita privata. Il segretario generale del partito nazionale fascista pretenderebbe che tutte le organizzazioni economiche, di proprietari e lavoratori, industriali, agricoltori, professionisti ecc., formassero una unica Confederazione Naziona– le, dipendente da un unico organo di direzione e di comando, che imporreb– be a tutti la linea di condotta politica ed economica. La Confederazione del- 1'agricoltura non intende lasciarsi assorbire in quest'associazione mista. Mus– solini è d'accordo con la Confederazione dell'agricoltura contro Sansanelli. Questo mi conferma nell'opinione che Mussolini si orienterà sempre piu riso– lutamente, per forza, verso le forze di destra, rimanendo come la bandiera di richiamo e come propagandista e ciarlatano della coalizione militaresca capitalista-clericale. 11 genna10 A. Prato mi disse, nell'estate 1921 a Parigi, che mentre egli era al gabinetto di Sforza, dunque seconda metà del '20 o prima metà del '21 83 BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=