Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Memorie e soliloqui nere non sarebbe opportuna, anzi sarebbe dannosa... Se non intendono ra– gioni, li arresti tutti: questa è la mia volontà." E staccò il telefono. A Milano Carlo Piacei ha incontrato il conte di Torino. Questi gli ha domandato che pensava della situazione. Piacei ha risposto di ammirare mol– to Mussolini. Il conte di Torino: "Sf, sf, certo, ma i nazionalisti non sono contenti di lui; lo accusano di lavorare per sé, e non per il re." Giuliana Benzoni, nipote della principessa di Venosa, dama d'onore del– la regina Margherita, dice che la regina Margherita è fascista fanatica, il re e la regina Elena antifascisti. Quando si aggiunge, dico io, che il principe ereditario è fascista; il duca d'Aosta è fascista, e il conte di Torino è antifa– scista, mettiamo insieme la torre di Babele. Carlo Piacei mi racconta che il Nunzio a Parigi è anche lui fascista; ma è preoccupato del fatto che Mussolini ha preso denaro da Barrère in illo tempore, avendo rilasciato le ricevute. Per parte mia io so di sicuro, per averlo sentito dire dal Sig. Luchaire in persona, che una sera Mussolini andò, durante la neutralità, all'Istituto francese di Milano, a prendere del denaro, e ci andò accompagnato da un altro, il che seccò il Luchaire, che non avreb– be voluto testimoni. A. Prato, poi, mi raccontò a Parigi, avendolo saputo negli ambienti del Quai d'Orsay, che il primo intermediario fra Mussolini e il Quai d'Orsay fu Filippo Naldi che ebbe dal governo francese l'incarico di spezzare in due il partito socialista, facendo sorgere un giornale inter– ventista; e mise gli occhi su Mussolini, e riusd. Il testo dell'accordo Musso– lini-Naldi è in mano dei francesi. Il Nunzio a Parigi ha avuto la notizia delle ricevute p'ossedute da Barrère, dal direttore della Civiltà Cattolica. Che bel pasticcio I Io avevo accennato, a mezzo novembre, ad una mia amica inglese al disagio che sentivo pensando che il ministro degli Esteri del mio paese ha preso negli anni passati denari da un governo estero. La mia amica, rive– dendomi nei giorni scorsi a Roma, mi ha confermato che Mussolini prese del denaro; ma un diplomatico francese, che è a Ginevra alla Società delle Na– zioni, diceva a un diplomatico italiano, che l'ha riferito alla mia amica; che è vero che Mussolini, in un momento di bisogno, prese del denaro dalla Francia; ma in seguito, non appena potette, lo restituf con grande stupore del diplomatico che fu l'intermediario della faccenda. Questo diplomatico sarebbe stato segretario del ministro delle Finanze Loucheur; ma la mia ami– ca non mi garentiva di ricordare bene il nome. Che la restituzione sia avvenuta, non è da giurare. Quel che importa è: 1) che il denaro fu dato, e che questo diminuisce Mussolini, anche se il de– naro fu poi restituito; 2) che quel diplomatico francese aveva interesse a far la campagna pro-Mussolini nell'ambiente di Ginevra: dunque i diploma– tici francesi sperano che la Francia abbia in Mussolini un amico sicuro. Un altro ricordo. De Viti mi ha raccontato che nel periodo della neu– tralità De Morsier, segretario particolare di Sonnino, andò da lui, De Viti, a domandargli quale via c'era per fare arrivare a Mussolini 40 mila lire, vo- 79 BiblotecaGino Bianco

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