Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista zn Italia I fascisti giunsero a Ravenna sulle ore II del giorno 12 e percorsero le principali vie della città, cantando i loro inni, salutati da battimani e da evviva dalla folla che si assie– pava al loro passaggio. [I fascisti costrinsero tutti a scoprirsi mettendo in opera i loro manganelli contro i sordi e i distratti. Tuttavia non ebbe luogo nessun incidente (sic) degno di nota.] Nel pomeriggio, mentre alcuni fascisti stavano seduti in un pubblico esercizio sito fuori Porta Saffi, furono loro rivolte parole poco corrette da un comunista. Costui ad un tratto esplose un colpo di rivoltella contro glj avversari, colpo che andò a vuoto. I fascisti rincorsero lo sparatore, ma un altro comunista si parò loro dinanzi sparando un altro colpo di rivoltella contro di essi. Nella confusione che avvenne, i due comunisti riuscirono ad eclissarsi. 67 [La notizia di questo scontro si sparse rapidamente tra la massa fascista.] I fascisti, divisi in forti gruppi, si recarono alle sedi dei circoli socialisti dei sobborghi (...) ed alla Camera del lavoro e li devastarono. Sulla pubblica piazza furono ammucchiati qua– dri, carte, qualche panca ed il tutto fu dato alle fiamme. L'autorità aveva preso lodevolissime misure, le truppe erano stazionate qua e lcì, forti gruppi di carabinieri e di militi della 1·egia guardia gua1·davano i punti piu centrali della città, camions carichi di agenti della forza pubblica erano pronti nel cortile del pa– lazzo prefettizio per accorrere ove vi fosse bisogno: nell'andito dello stesso palazzo stava un'automit1·agliatrice, ma l'assalto ai vari circoli socialisti fu cosi: improvviso, cosi: imme– diato ( /) che non poté essere impedito. Quattro o cinquemila formano un bel numero ... La forza pubblica, prudentemente, si limitò a intervenire per evitare danni maggiori; se si fosse imposta sarebbe nato un macello. Si noti che tutte le vie della città e dei sobborghi rigurgitavano di una folla enorme mai vista a Ravenna. La residenza della Federazione delle cooperative, sita in Via Mazzini, era guardata da un buon nerbo di agenti della forza pubblica. Un forte gruppo di fascisti si recò sotto di essa gridando: - Fuori la bandiera, fuori i tre colori! - I funzionari di P.S. che colà si trovavano assicurarono i dimostranti che la bandiera nazionale sarebbe stata esposta; ma mentre essi parlamentavano con la massa dei fascisti, alcuni di questi, arrampicatisi come scoiattoli su per le inferriate delle finestre - e poco dopo anche per mezzo di una scala - riuscirono a penetrare in quel palazzo e ad esporre la bandiera. [Registri e fasci di carte furono gettati dalle finestre e dati alle fiamme.] Alla sera mentre un camion carico di fascisti passava davanti al Caffè-Caffè (...) da un giovinotto che trovavasi seduto in quell'esercizio fu lanciato contro il camion stesso, non si sa bene se un piattello o un bicchiere. Un fascista, saltato a terra dal camion, diede un colpo di bastone all'imprudente giovinotto. Mentre ciò avveniva, dal Caffè-Caffè par– tirono alcuni colpi di rivoltella a cui risposero i fascisti, i quali poi, entrati nell'esercizio, lo devastarono completamente fracassando mobili, frantumando specchi, cristallerie, terra– glie, bottiglie di liquore, ecc. [Il giorno dopo le autorità riuscirono a far ripartire i fascisti con dei treni speciali.] È evidente che vi fu la connivenza delle autorità militari con i fascisti, anche se si accetta la versione dei fatti che attribuisce ai cosi detti " comu– nisti" la responsabilità della prima provocazione. In casi come questi, prima 67 Questa parte del racconto si deve intendere citm grano salis. Nelle cronache di queste spedizioni che danno i giornali fascisti o filofascisti, gli scontri hanno sempre inizio per uno sparo o una provocazione dei comunisti. In questo caso, è possibile che due comunisti siano scomparsi dopo aver sparato due volte contro i fascisti, e senza ferire nessuno? Luigi Fabbri (La controrivol1tzione preventiva, pp. 66-67) descrive i fatti come segue: "Nella loro marcia militare i fascisti devastano, nell'andata, i circoli di Godo e San Michele Fornace. A Ravenna cominciano subito con le imposizioni di scoprirsi al passaggio dei gagliardetti; e bastonate ai recalcitranti! Fra i bastonati c'è anche qualche straniero venuto per l'occasione. La mattina del 12 settembre i fascisti irrompono in un'osteria e vogliono i documenti personali dei pre– senti. Uno, certo Colombo, scoperto con la tessera della Camera del lavoro, è investito con furore; fugge ed è inseguito coi bastoni levati. S'ode finalmente un colpo di rivoltella... Il pretesto è creato; e nel pomeriggio incominciano le spedizioni punitive. " Tra la versione fa. scista e quella antifascista è possibile arrivare alla esatta verità. BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=