Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia dita brutalità, compreso quello di un giovinetto [a small boy], di nome Berta, la cui u. ;ca colpa era di essere il figlio di un industriale: fu gettato nell'Arno mentre stava attraver– sando un ponte in bicicletta. Truppe e polizia agirono con encomiabile energia, e in una occasione si dovette ricorrere all'artiglieria. (...) A Empoli, una banda di comunisti armati si appostò in attesa di òue camions che trasportavano alcuni marinai disarmati diretti a Firenze per sostituire i ferrovieri scioperanti; alcuni di essi furono afferrati e uccisi nei modi piu atroci e crudeli. I fascisti locali e altri provenienti da Firenze, saputo di questo atto di violenza, si concentrarono sul luogo dove esso era avvenuto, e uccisero diversi comunisti seriamente sospettati di complicità, dopo averne bruciato le case. In questo resoconto si riscontrano le seguenti omissioni e affermazioni errate: 1) Le due persone che gettarono la bomba contro il corteo, erano anar– chici.44 Tutti sanno che delitti, come quelli del 27 febbraio a Firenze, sono caratteristici degli anarchici e non dei comunisti, e che comunisti e anarchici sono due cose ben diverse. Il nostro propagandista attribuisce arbitraria– mente il crimine ai comunisti, perché cerca di avanzare una giustificazione per l'assassinio del comunista Lavagnini. 2) Non è vero che Lavagnini sia mai stato l'istigatore di "molti altri atti di viol~nza del genere, " come gettar bombe contro un corteo. Quando i fatti vennero in discussione alla Camera (8 marzo 1921) nessuno avanzò questa calunnia contro la memoria di quel poveretto. Ma siccome il nostro propagandista ha la buona abitudine di non dare mai la fonte delle sue notizie, impedendo in tal modo qualsiasi controllo sulle sue affermazioni, non è possibile stabilire se tale calunnia abbia origine dalla sua fantasia o sia tratta da qualche fonte sospetta. 3) Non è onesto accomunare sotto la medesima etichetta di "comuni– sti" tutti coloro che in quei giorni si rivoltarono contro la polizia e i fasci– sti. Molti di costoro erano soltanto esasperati dall'atteggiamento partigiano delle autorità. 4) Un giovane di 16 anni non può esser chiamato "a small boy." Il nostro propagandista usa questa formula per aggravare la responsabilità degli assassini di Berta, mentre ha fatto due affermazioni errate per dimi– nuire la responsabilità dei fascisti che uccisero Lavagnini. ' 5) Il nostro propagandista nasconde alcuni particolari essenziali, che di!11ostrano come l'uccisione di Berta sia stato un esempio tipico di violenza di popolo, brutale ma non premeditata e perciò meno grave dell'uccisione di Lavagnini, compiuta a sangue freddo dà quattro membri del partito in cui milita il nostro propagandista. 6) Nel suo racconto sui fatti di Empoli, il nostro propagandista elimina tutti i particolari, che spiegano queste azioni di violenza popolare e ne atte– nuano la gravità. 7) Va notato che perfino dal racconto del nostro propagandista appare 44 " Corriere della Sera, " 1 luglio 1922. 60 B1blotecaGinoBianco

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