Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia Gli esempi di Foiano della Chiana e di Roccastrada mostrano com'è che in molti casi -si giunse a "imboscate" dei "bolscevichi" contro i fa– scisti. Luigi Fabbri, nell'estate del 1922, cosI scriveva: L'odio che i fascisti van seminando con le quotidiane bastonature, con le distruzioni delle sedi di organizzazioni, con gli incendi, con le devastazioni delle cooperative, con la violazione di tutte le libertà di riunione, di parola e di stampa, col rendere difficile e im– possibile lo svolgersi della vita di partito o d'associazione in certe zone, con l'impedire sin lo svago serale normale agli operai, assalendoli nei caffè o nelle osterie od obbligandoli a rincasare per tempo, con la violazione del domicilio privato, ecc. ecc. quest'odio che aumenta ogni giorno non ha modo di sfogarsi con mezzi relativamente incruenti e pa– lesi, alla luce del sole. Rendere pan per focaccia è impossibile agli operai, perché per certe forme di rappresaglia occorrerebbe quella relativa impunità, quella libertà di muoversi, difendersi e assalire che ai fascisti è garantita dalla complicità o dalla tolleranza della forza pubblica. Oltre a questo gli operai han compreso che per essi il rischio è identico tanto se usano il bastone quanto la rivoltella. In ogni caso, gli altri van subito agli estre– mi, e il pericolo di morte è uguale, alla piu piccola resistenza. Essi sanno inoltre che, difendendosi con la violenza, saranno inevitabilmente arrestati. Eppoi agli operai man– cano i mezzi di comunicazione, di trasporto, di rapido raccoglimento: e per lo piu son presi alla sprovvista, o quando se ne vanno isolati per via, oppure quando se ne stanno pacificamente riuniti per i motivi piu vari. Gli operai che van tutti a lavorare, e ne han bisogno, non possono lasciare in paese squadre permanenti di difesa. Le distruzioni avven– gono o di giorno, quando tutti gli operai son fuori al lavoro, o a notte inoltrata, quando tutti sono a dormire. (...) E costoro (gli operai), spinti dalla loro passione e disperazione, agiscono come possono, contro i primi che capitano lbro a tiro in condizioni di parità o d'inferiorità, dove meno è probabile l'intervento partigiano della forza pubblica. (...) Poiché la lotta, la difesa aperta è inibita e quasi impossibile, l'odio popolare sprigiona le sue esplosioni anche attraverso quei çosiddetti " agguati" di cui i giornali parlan con tanto lusso di particolari attribuendoli a comunisti o anarchici o arditi del popolo, mentre sono tutti senza alcun carattere di partito. Si noti del resto che la stampa partigiana dà spessissimo il nome di " agguati " a scontri veri e propri su terreno aperto, ad atti di legittima e improvvisa difesa da parte di operai aggrediti e posti nell'assoluta necessità di colpire per non essere colpiti. Si è parlato di " agguato " perfino nel caso di qualche fascista che, invaso con la forza un domicilio privato, dopo sfondata la porta, ha trovato nell'interno la morte per mano degli abitanti che si sono disperatamente difesi! 41 Fabbri è un anarchico, e quindi espone i fatti in modo da gettare tutto il biasimo sui fascisti e scusare gli antifascisti.' Ma ecco quanto scriveva un testimone oculare americano, che non è un anarchico, nel 1921: In Italia la gente del popolo è ignorante, ha spirito di sopportazione e facilmente si fa tiranneggiare, ma non è vigliacca. Passato il primo momento di sorpresa, gli italiani avrebbero resistito con le loro forze contro i fascisti, se questi ultimi non fossero stati aiutati dalla polizia. Fu solo di fronte ai carabinieri e alle guardie regie, una volta che si furon resi conto della situazione, che essi si mostrarono del tutto impotenti. Allora comin– ciarono a usare l'arma di tutti gli oppressi senza speranza, l'assassinio. 42 A p. rr3 di The Atvakening of ltaly, Villari cosI descrive le imprese fasciste: Armati di manganello o di revolver, i fascisti fanno il loro ingresso in città e paesi dove sia stato compiuto un delitto, arrestano gli assassini quando riescono a trovarli, li 58 41 La controrivoluzione preventiva, cit., pp. 59-61. 42 E. A. MowRER, Immortal Italy, cit., p. 369. BiblotecaGinoBianco

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