Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Come nacque la dittatura .. strada per strada, i fascisti e la polizia invasero le case, e dettero sfogo alla loro furia. Centinaia di uomini e di donne furono feriti a caso. Il resoconto ufficiale parla di tre operai uccisi e di cinquanta feriti. Qua e là, in altre parti della città, si ebbero numerosi altri scontri isolati. All'imboccatura di Via Lamarmora - scrive il corrispondente filofascista del Cor– riere della Sera, il 1 marzo 1921 - (un gruppo di fascisti) furono fischiati da alcuni individui che, allorquando i fascisti fecero dietro front, si diedero alla fuga, verso Piazza Cavour. Parve ai fascisti che uno di essi si fosse rifugiato nella bottega di certo Angelico Bonini, detto Angiolino. Vi entrarono e spararono colpi di rivoltella, ferendo gravemente il Bonini stesso. Certo Donatello Sanesi, di anni 33, ( ...) che, atterrito dagli spari, correva sotto il loggiato della piazza, fu colpito da un proiettile che l'uccise sull'istante. Verso sera, un ragazzo di sedici anni, figlio di un noto industriale, Giovanni Berta, "che portava all'occhiello il distintivo dei fascisti," 31 cercò di passare in bicicletta in mezzo a un gruppo di operai riuniti in un ponte sull'Arno. 32 Questi, infuriati per quanto accadeva in quei giorni, irritati dal distintivo fascista e credendo che il ragazzo fosse un ciclista in servizio per il Fascio, lo circondarono e dopo averlo ferito' a pugnalate lo gettarono nel fiume. In un quartiere periferico una guardia regia, durante la notte, fu brutalmente uccisa da un gruppo di persone. Lo sciopero continuò sino al giorno dopo, 1 marzo. Le operazioni di polizia, dal quartiere di S. Frediano, furono spostate ad un altro quartiere popolare, S. Croce. Nel pomeriggio una squadra di fascisti devastò i locali della Camera del lavoro, lasciati alla loro mercé dalla polizia, che li aveva occupati nei due giorni precedenti. Un'altra squadra invadeva e saccheg– giava la sede del sindacato metallurgici. Alla periferia, con il concorso del– l'artiglieria, la polizia stroncava ogni segno di protesta e di tivolta, mentre ovunque i fascisti continuavano la loro opera di devastazione e di incendio contro le sedi delle organizzazioni operaie. Verso il pomeriggio una certa calma fu ristabilita a Firenze. Secondo un resoconto ufficiale, i morti durante quei giorni furono 16, i feriti 100. Tra i morti vi erano due fascisti e quattro appartenenti ai corpi di polizia. Il numero effettivo dei morti e feriti di parte operaia, pro– babilmente, fu molto piu alto di quanto non appaia nel resoconto ufficiale. Lo stesso pomeriggio del 1 marzo, a un'ora di treno da Firenze, av– venne uno spaventoso eccidio. Il gov~rno aveva inviato da Livorno a Fi– renze due camions con 45 marinai e 14 carabinieri per sostituire gli scio– peranti. Per non essere notati lungo la strada, i marinai non erano in divisa. Ma i camions furono visti da un tale, che credendo trasportassero fascisti e carabinieri, telefonò a Empoli, dicendo che era per la strada una "spedi– zione punitiva." Dato che i fascisti di Firenze, Livorno e Pisa avevano piu di una volta minacciato una spedizione punitiva contro la Camera del la- 81 " Corriere della Sera, " 1 marzo 192 r. 32 Tali particolari vennero alla luce nel corso del processo alle Assise di Firenze nel- l'autunno del 1922. · teca Gino Bianco

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