Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia scorta alla salma del compagno, e che si trovava "in uno stato di grande eccitazione. " 30 Poco tempo dopo questi episodi imprevisti, entrarono in scena i fascisti, mentre autoblinde, carabinieri, guardie regie, soldati, pattugliavano le stra– de e occupavano la Camera del lavoro per impedire ogni riunione di lavo– ratori. Nel pomeriggio una squadra di fascisti si presentò alla sede della Associazione comunista invalidi di guerra, dove si trovava soltanto il se– gretario dell'associazione, Spartaco Lavagnini, ferroviere comunista e con– sigliere comunale. I componenti della squadra rimasero in parte appostati nella strada, mentre quattro di loro entravano dentro, sparavano contro Lavagnini e lo uccidevano. Quindi si davano al saccheggio dei locali stessi, senza il minimo intervento da parte della polizia, la cui azione si limitava ad arrestare in massa i " rivoluzionari. " Per protesta contro l'uccisione di Lavagnini e contro le autorità, che sistematicamente lasciavano impuniti delitti di questo genere, la sera stessa i ferrovieri proclamavano lo sciopero immediato in tutto il compartimento. Tranvieri, tipografi dei giornali cittadini e dipendenti della società elettrica seguirono il loro esempio. Al centro e alla periferia, si ebbero numerosi conflitti tra fascisti e operai, e durante la notte furono tagliati i fili delle linee telefoniche e telegrafiche. Il luned1 28 febbraio, lo sciopero si estese a tutte le categorie di lavo– ratori. Da parte loro i fascisti emisero un proclama, in cui si invitava la popolazione a insorgere contro il terrore rosso. Il prefetto proibf tutte le riunioni e i cortei e perfino la circolazione di autoveicoli; ma in realtà i fascisti ebbero la piu assoluta mano libera di dare la caccia nelle strade agli operai, e specialmente ai ferrovieri. La loro prima offensiva contro il popolare quartiere di S. Frediano fu un fiasco. I lavoratori e le loro donne avevano messo a soqquadro il selciato delle strade ed eretto barricate per impedire l'ingresso degli autocarri armati. Contro chiunque tentava di entrare in quel dedalo di strade, si sparava, si gettavan tegoli e arredi dalle finestre delle case. Nel pomeriggio, i fascisti fecero ritorno accompagnati da un pattuglione di guardie regie, da un bat– taglione di fanteria, da numerosi carabinieri e da due autoblinde. Tutte le vie di uscita del quartiere furono bloccate. Le autoblinde si aprirono a forza un valico tra le barricate stradali, sparando contro le finestre e co– stringendo la popolazione a rinchiudersi nelle case. Vinta la resistenza 80 Il corrispondente del " Corriere della Sera, " 28 febbraio 1921, parlando di questo " stato di grande eccitazione " del carabiniere, aggiunge che l'uomo che non si era levato il cappello avrebbe detto: " È morto un carabiniere? Ce n'è uno di meno!, " e che il carabi– niere sparò all'udire queste parole. Sono in grado di smentire questo particolare, basandomi sulla versione di un insegnante, un amico mio, che si trovava accanto all'uomo che venne uc– ciso. Questo mio amico, sebbene a quel tempo vedesse assai di buon occhio il movimento fa– scista, da uomo di onore, piu tardi nello stesso giorno mi riferi che il ferroviere non pronunciò mai quelle parole. Si può, tuttavia, capire e persino scusare il carabiniere, per aver perduto il proprio controllo alla morte del compagno, e al pensiero che, se uno non si levava il cap– pello, ciò significava disprezzo. 50 BiblotecaGino Bianco

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