Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal I9I9 al I929 fino tra questi 500.000 slavi, e piu cresce il loro entusiasmo per Mussolini. Parlando di " elezioni " fasciste, i propagandisti di Mussolini affermano che in Italia le votazioni non avvengono piu nei collegi elettorali ripartiti per territorio, ma avvengono nei collegi elettorali ripartiti per categoria pro– fessionale, e si accalorano a spiegare che, per un individuo, è assai piu im– portante la propria occupazione che non la propria residenza, e che i cit– tadini voterebbero per i propri rappresentanti all'interno della propria cate– goria, e non secondo il luogo fortuito della loro residenza. Questa dottrina politica sarebbe meritevole di discussione se nell'Italia fascista i rappresen– tanti fossero veramente eletti dai membri di ciascuna confederazione. Ma sta di fatto che la scelta delle candidature fu opera dei presidenti delle con– federazioni e di altri enti privilegiati, e la selezione finale fu fatta dai mem– bri del Gran Consiglio del fascismo. E tutti questi signori erano stati nomi– nati da Mussolini. Queste operazioni non avevano niente a che fare con col– legi el<".ttoralia base territoriale o professionale. Quando venne per i votanti il momento di rispondere " si " o " no, " questi dettero la loro risposta di fronte a una lista elettorale non a carattere professionale, ma nazionale, cioè in un enorme collegio elettorale a base territoriale, e se non volevano finire in galera dovevano rispondere " sL" Per quanto riguarda i quattrocento rappresentanti, questi non rappre– sentavano niente e nessuno. Nessun legame li univa ad un corpo elettorale. Coloro che erano stati costretti a pronunciare il loro "si" non disponevano di nessun mezzo per esprimere sul conto degli eletti approvazione o disap– provazione. I cosiddetti rappresentanti erano sotto la disciplina militare del partito fascista, e sia alla Camera che fuori dovevano obbedire agli ordini di Mussolini. Ma neppure questa " Camera senza opposizione " era di gradimento di Mussolini. Il 14 novembre 1933, egli affermava: La Camera dei deputati non mi è mai piaciuta. In fondo questa Camera dei deputati è ormai anacronistica anche nel suo stesso titolo: è un istituto che noi abbiamo trovato e che è estraneo alla nostra mentalità, alla nostra passione di fascisti. La Camera presuppone un mondo che noi abbiamo demolito; presuppone pluralità dei partiti, spesso e volentieri l'attacco alla diligenza. Dal giorno in cui noi abbiamo annullato questa pluralità, la Camera dei deputati ha perduto il motivo essenziale per cui sorse. 5 . Secondo quanto Mussolini affermò il 25 marzo 1936, la Camera doveva essere sostituita da una assemblea generale di tutte le ventidue corporazioni, che si doveva chiamare " Camera dei fasci e delle corporazioni. " La rifor– ma fu emanata nel 1938. A partire da allora, i membri delle "Camere dei fasci e delle corporazioni" furono senza tanto chiasso nominati da Musso– lini, e rimasero in carica per il tempo che egli ce li teneva, e il "plebiscito" venne abolito. 6 Scritti e Discorsi, cit., VIII, 270. BiblotecaGino Bianco

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