Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

ll delitto Matteotti alla Camera per chiedere che venisse nominata una comm1ss10ne parlamen– tare di inchiesta, indipendentemente dalle indagini condotte dalla magi– stratura. L'opposizione parlamentare antifascista aveva in mano armi e mu– nizioni sufficienti per dare battaglia. Ma avrebbero dovuto andare alla Ca– mera. Appariva ormai chiaro che la loro astensione dalle sedute parlamen– tari era stato un errore che era servito a vantaggio di Mussolini. Persistere nella stessa tattica sarebbe stata pura follia. Ciò nonostante, essi persistettero nella stessa tattica. E nel dicembre del 1924, alla riapertura della Camera, essi decisero di continuare l'astensione dalle sedute. Solo i deputati comu– nisti fecero ritorno alla Camera, ma dichiararono ~he il delitto Matteotti era faccenda della "borghesia" e che non li riguardava, e che da ·parte loro non avrebbe costituito motivo per attaccare il goverho. I deputati democratici, popolari e socialisti unitari erano sicuri che le indagini giudiziarie in corso avrebbero portato alla luce la responsabilità di Mussolini nel delitto, il che di conseguenza avrebbe costretto il Re a conge– darlo. Una eventuale rivolta delle camicie nere poteva essere facilmente do– mata dall'esercito regolare, e la crisi avrebbe trovato la sua soluzione in un modo costituzionale. Sembrava che tutto fosse chiaro e semplice.. Non si rendevano conto che il problema creato dal delitto Matteotti non poteva trovare una soluzione secondo una procedura puramente giudiziaria, come se si fosse trattato di un caso comune. I giudici che si occupavano della cosa non avevano fretta. Segnavano il passo aspettando che le forze politiche tro– vassero una via di uscita in quel vicolo cieco. Conducevano l'istruttoria con grande lentezza, e per sei mesi interrogarono centinaia di presunti testimoni che non avevano niente da dire, mentre evitavano accuratamente di interro– gare gli esecutori del delitto e di metterli a confronto con i promotori di esso, per evitare che il nome di Mussolini venisse portato direttamente in causa. Pur astenendosi dalle sedute della Camera, l'opposizione cercò di tirare in ballo il Re. Verso la metà di novembre, Amendola consegnò al Re i me– moriali di Rossi e Filippelli, pensando che, una volta in possesso di tali pro– ve, egli non si sarebbe piu rifiutato di agire. Il Re non dette segno di vita. Dopo che la Camera aveva preso le vacanze n~talizie, il 28 dicembre, Amendola pubblicò il memoriale di Cesare Rossi, contando di fare uso piu tardi di quello di Filippelli. Tale pubblicazione suscitò una impressione enorme, sia perché Rossi era stato uno dei piu intimi aiutanti di Mussolini, sia perché provava che molti atti di violenza erano stati ordinati diretta– mente da Mussolini. Amendola e i suoi amici non si mossero, aspettando di vedere che cosa avrebbe fatto il Re. Il Re non alzò un dito. Al contrario, Mussolini non perdette tempo. Egli sapeva di avere il Re nelle sue mani. Durante i mesi di agosto~ settembre ed ottobre era stato in giro in molte località dell'Italia settentrionale e centrale, tenendo ovunque discorsi incendiari contro l'opposizione. Le squadre avevano ripreso a _com– piere le loro "spedizioni punitive" con spietata efficienza. Il 22 ottobre del •BiblotecaGino Bianco ,

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=