Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Hat·vard: Cltalia dai 1919 al 1929 superato la tempesta si ebbe il 10 luglio 1924, quando egli mise fuori dal cassetto e fece pubblicare il regio decreto sulla stampa 15 luglio 1923, con in aggiunta un altro regio decreto che dava potestà ai prefetti delle provin– cie di sequestrare a loro discrezione quei giornali che pubblicassero "noti– zie false o tendenziose. " In tal modo ancora una volta il Re dette prova di sostenere Mussolini. Questo avrebbe dovuto aprire gli occhi alla opposizione parlamentare, che ancora credeva che il Re potesse prendere l'iniziativa di congedare Mussolini. Ma i loro sogni non vennero dissipati affatto, ed essi continuarono ad attendere le dimissioni di Mussolini. Di fatto un forte sentimento antifascista era ancora vivo in tutto il paese. Nonostante il decreto contro la libertà di stampa, il delitto Matteotti occupò la prima pagina dei giornali di opposizione per tutta l'estate e l'autunno del 1924. Nella seconda metà del 1924 i giornali antifascisti in tutta Italia avevano una tiratura totale di quattro milioni di copie, contro soltanto 400.000 della stampa fascista. A Torino, la Stampa, antifascista, aveva una circolazione di 400.000 copie, contro soltanto 30.000 della Gazzetta del Po– polo, fascista. A Milano, il Corriere della Sera raggiungeva la cifra tonda di mezzo milione di copie, mentre il giornale di Mussolini, Il Popolo d'Ita– lia, aveva una vendita di appena 40.000 copie. A Roma, i due quotidiani fascisti, Idea Nazionale e Impero, andavano bene quando riuscivano a vendere 10.000 copie ciascuno, mentre il giornale umoristico antifascista, Becco Giallo, nell'agosto del 1924 aveva una tiratura e una vendita di oltre 350.000 copie per ogni numero. I pazienti dell'ospedale principale di Milano acquista– vano giornalmente 290 quotidiani antifascisti contro 62 fascisti. Se questi · dati significano qualcosa, significano che la maggioranza degli italiani era tutto men che fascista. Durante l'estate, il leader dei democratici f-ntifascisti, Amendola, venne in possesso di due memoriali, scritti uno da Filippelli e l'altro da Cesare Rossi, ambedue implicati nel delitto e trattenuti in prigione. Temendo di essere presi come capri espiatori, i due avevano scritto questi memoriali, affidandoli poi ad amici, perché, se necessario, se ne servissero in loro di– fesa. Tali amici li avevano consegnati ad Amendola. Filippelli affermava che tanto Cesare Rossi, capo dell'ufficio stampa di Mussolini, quanto Marinelli, segretario amministrativo del partito fasci– sta, gli avevano detto che l'ordine per l'uccisione di Matteotti era stato dato personalmente da Mussolini. Su questo punto Cesare Rossi manteneva il silenzio, ma accusava Mussolini di essere personalmente responsabile di molte azioni di violenza commesse dai fascisti dopo la marcia su Roma. Inoltre, Finzi, che al tempo del delitto era sottosegretario agli Interni, aveva confi– dato a diverse persone che l'ordine di sopprimere Matteotti era stato dato · dallo stesso Mussolini. · Senza dubbio le affermazioni di Finzi e i memoriali di Filippelli e Rossi non costituivano una prova provata della colpevolezza di Mussolini, ma offrivano motivo piu che s'ufficiente per la presentazione di una moz10ne BjblotecaGino Bianco

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