Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il delitto Matteotti la massa dei loro seguaci li abbandonava; per le strade le cam1c1enere evi– tavano di farsi vedere. Fu una di quelle reazioni spontanee di tutto un po– polo, che nessun regime può impedire né tentare di soffocare con la forza. Lo stesso Mussolini, scomparso del tutto il suo ardimento e il suo coraggio, aspettava senza piu speranza il sopraggiungere della catastrofe. Vi furono parecchi giorni di intensa aspettativa. Non successe niente. I deputati massimalisti e comunisti, che per anni avevano parlato di rivoluzione, non osarono proclamare uno sciopero gene– rale. I deputati socialisti unitari, democratici e popolari erano contrari ad una soluzione rivoluzionaria della crisi. La sola cosa ·che fecero i deputati di opposizione di tutti i gruppi fu la decisione di astenersi dal partecipare alle sedute della Camera in segno di protesta contro il governo. Essi redas– sero poi un manifesto ben scritto, in cui si chiedeva che venisse fatta luce sul delitto e che si facesse ritorno ad un regime costituzionale. In un articolo sul Mondo del 2 luglio 1924, Guglielmo Ferrero cosf descriveva la situazione: · C'è un punto sul quale Opposizione e Maggioranza non potranno intendersi mai: la legittimità delle elezioni. Se l'Opposizione accettasse come legittime le operazioni eletto– rali del 6 aprile, si suiciderebbe, perché riconoscerebbe alla maggioranza il diritto di di– struggerla con il ferro ed il fuoco. Se la Maggioranza riconoscesse illegi~time le elezioni, si suiciderebbe a sua volta, perché dichiarerebbe essa stessa usurpato il suo potere. Oppo– sizione e Maggioranza non potranno discutere di nulla, perché tra loro si leverà sempre questa questione insolubile. (...) Pochi giorni dopo che Giacomo Matteotti aveva ufficial– mente, in nome delle opposizioni, intimato alla Camera una diffida di illegittimità, una mano usciva dall'ombra e lo pugnalava. Ed oggi Opposizione e Maggioranza formano due Camere, che si negano e si escludono a vicenda. Che queste due Camere si possano fondere in una sola assemblea, universalmente riconosciuta e rispettata come la legittima espressione della sovrana volontà nazionale, è una 1llusione. Tra l'una e l'altra sta non solo un cadavere, ma una questione di legittimità che né l'una né l'altra, ma la nazione sol– tanto, può sciogliere. (...) Una piccola minoranza, dopo essersi imposta al paese con la forza, vuole essere riconosciuta come legittima rappresentanza della maggioranza·( ...). In un regime rappresentativo, come quçllo che vige in Italia, e di cui la dinastia è garante giu– rata, non può ad essi spettare altro diritto che quello di concorrere al potere e al governo, in condizioni eguali, con gli altri gruppi, le altre scuole e gli altri partiti politici, secondo le regole convenzionali del parlamentarismo lealmente osservate. Quello che speravano i deputati di opposizione era che con la loro assenza la Camera sarebbe stata paralizzata, é il Re sarebbe stato costretto a chiedere le dimissioni di Mussolini. Nel gennaio e nel luglio del 1923, e nel gennaio del 1924, il Re aveva già firmato tre decreti incostituzionali, di– mostrando quanto poco lo turbasse il suo ufficio di garante giurato. Gli oppositori non si resero conto che quando è necessario agire le parole sono inutili. I fatti hanno dimostrato che fu la loro assenza e il loro rifiuto di im– pegnarsi immediatamente in una battaglia parlamentare nel momento in cui il risentimento del paese era al suo massimo, ciò che veramente salvò Mussolini. Mussolini, dopo un primo momento di depressione, incoraggiato dal~ l'inerzia dell'opposizione corse ai ripari. Il primo segno che egli aveva già lotecaGinoBianco

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