Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 gruppo presentò la sua propria lista separata. Mussolini, al contrario, ammise nella sua lista solo 256 dei militanti fascisti, e distribuf i rimanenti cento posti tra quegli uomini politici della "vecchia era" che non erano stati avari nel loro appoggio al fascismo, o che erano disposti a convertirsi dietro com– penso. Ancora una volta questa era una mossa politica astuta. Compren– dendo nella sua lista nomi come quelli dei due ex-presidenti del Consiglio, Salandra e Orlando, e di parecchi altri i quali, specialmente nel Mezzo– giorno, avevano ancora il fermo controllo dei loro collegi elettorali, Musso– lini impedf che essi comparissero nelle liste di opposizione, assicurando alla sua lista i voti di larghi settori, che altrimenti sarebbero andati agli anti– fascisti. In diverse parti d'Italia, durante la campagna elettorale, centinaia di - propagandisti antifascisti furono arrestati dalla polizia, e tra questi venti– cinque furono estromessi da questa valle di lacrime. I partiti di opposizione non potevano tenere comizi, e nemmeno attaccare manifesti. A Napoli si impedf ad Amendola di pronunciare il suo discorso elettorale; dovette tener– lo in una casa privata davanti a un gruppetto di _amici. Un dissidente fa– scista, Forni, che aveva osato presentarsi candidato nel collegio di Pavia, venne aggredito alla stazione ferroviaria di Milano e bastonato quasi a morte da quella stessa banda che il 10 giugno seguente doveva assassinare Giacomo Matteotti. Questa brillante operazione era stata ordinata da Giunta, sottosegretario nel gabinetto Mussolini, e lo stesso Mussolini, nel Popolo d'Italia, scrisse un articolo intitolato "Chi tradisce, perisce!" in cui si approvava il fatto. Un candidato del collegio di Reggio Emilia, Antonio Piccinini, venne assassinato. In molti collegi elettorali, specialmente nel Mez– zogiorno, ai partiti antifascisti fu impossibile persino nominare i loro can– didati; il partito fascista nominava i candidati sia per la maggioranza che per la minoranza. Molte amministrazioni municipali controllate da sindaci fascisti rifiutavano di consegnare i certificati elettorali agli elettori antifa– scisti. Fu durante questa campagna elettorale che il filosofo neohegeliano, Giovanni Gentile, allora ministro della Pubblica Istruzione, parlando a Pa– lermo il 24 marzo 1924, accennò al manganello come a uno strumento di educazione morale e intellettuale, in un elogio che merita un posto partico– lare nella storia della filosofia moderna. A proposito di coloro che distinguo– no tra forza morale e forza materiale, egli disse: Distinzioni ingenue, se in buona fede! Ogni forza è forza morale, perché si rivolge sempre alla volontà; e qualunque sia l'argomento adoperato - dalla predica al manga– nello - la sua efficacia non può essere altra che quella che sollecita infine interiormente l'uomo e lo persuade a consentire. Quale debba essere poi la natura di questo argomento, non è materia di discussione astratta. 15 ' 15 G. GENTILE, Che cosa è il fascismo. Discorsi e polemiche, Firenze, Vallecchi, 19.:;i5, pp. 50-51' BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=