Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

li deli110 Matteotti e con tutte le sue forze cercava di impedire che la propaganda fascista si infiltrasse tra i ragazzi. Il 23 agosto tre uomini provenienti da Ferrara arri– varono ad Argenta e ridussero per sempre al silenzio Don Minzoni fracas– sandogli il cranio a colpi di bastone. Il 29 novembre le camicie nere assalirog.o l'abitazione dell'ex presidente del Consiglio Nitti: la casa fu saccheggiata e gli arredi distrutti. Il 26 dicembre Amendola venne aggredito in una delle vie principali di Roma e bastonato sino a fargli perdere la conoscenza. Né Don Minzoni, né Nitti, né An1endola erano socialisti o comunisti. La furia fascista non era meno spietata e crudele nei ·confronti di coloro che rappresentavano gruppi del tutto ossequienti alla legge. Non c'è bisogno di dire che nessuno degli autori di tali violenze venne mai punito. L'Osserva– tore Romano, organo ufficiale del Vaticano, ignorò l'assassinio di Don Min– zoni: l'intesa cordiale tra Pio XI e Mussolini stava dando i suoi frutti. Nel gennaio del 1924, il Re venne ancora portato alla ribalta. Un regio decreto-legge del giorno 24 poneva sotto la vigilanza dei prefetti quelle asso– ciazioni che " traggano in tutto o in parte i mezzi finanziari occorrenti alla esplicazione della loro attività, da contributi dei lavoratori." I prefetti erano autorizzati a dichiarare sciolti i consigli di amministrazione, sostituirli con un proprio commissario e, se necessario, ordinare la liquidazione del loro patrimonio. 14 C'erano in Italia migliaia di società di mutuo soccorso, special– mente per pensioni di vecchiaia, fondate dai lavoratori, di solito in gruppi distinti per categoria, e finanziati dai contributi degli iscritti. Inoltre c'erano migliaia di istituzioni a scopo educativo o ricreativo, e circa 20.000 società cooperative. E c'erano infine i sindacati socialisti o popolari, che contavano ancora un alto numero di iscritti nonostante la violenta pressione esercitata contro di loro dai fascisti negli ultimi tre anni. In seguito a questo nuovo decreto, i lavoratori non avevano altra scelta: o si sottomettevano al con– trollo fascista, o altrimenti i fondi delle loro organizzazioni, -- frutto di mezzo secolo di lavoro, di economie e di progressi - sarebbe stato gettato al vento. Tale decreto non era meno incostituzionale dell'altro sulla stampa del 15 luglio 1923. Il Re, compiuto il primo passo, aveva perduto ogni senso del– l'onore. Il 28 gennaio 1924, in una assemblea nazionale di leaders fascisti, Mus– solini annunciava il suo ultimatum alla nazione: il paese doveva dare un pieno voto di fiducia al suo governo, un plebiscito fascista; la lista fascista doveva vincere, costi quel che costi: "chi tocca la milizia avrà del piombo!" I leaders dei partiti antifascisti avevano troppa paura per tentare una coa– lizione dei foro candidati tale da ottenere la maggioranza dei voti. Nem– meno il senso profondo che questa era la loro ultima disperata battaglia poté superare la loro paura della violenza fascista. Di conseguenza ogni 14 R. Decreto-legge 24 gennaio 1924, n. 64. 'BiblotecaGino Bianco

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