Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il delitto Matteotti Consenso, in quel momento, significava il consenso della maggioranza alla Camera. Nell'aprile del 1923, i deputati del partito popolare si scissero: sedici passarono apertamente al fascismo, e novantuno, sotto la pressione della massa del partito, passarono all'opposizione. In seguito a ciò Mussolini do– veva fare i conti con una opposizione che era formata da una metà della Camera. Inoltre, tra i deputati che votavano in suo favore, ce n'erano almeno I 50 che si erano uniti in tutta fretta al coro degli osanna dopo la vittoria fascista, ma che erano favorevoli ad un " esperimento fascista " e non al "fascismo," erano cioè pronti a passare dalla parte dell'antifascismo non appena l'esperimento fallisse. Non avendo una maggioranza sicura in quella Camera, Mussolini do– veva sbarazzarsene per formarne una nuova, con una maggioranza chiara– mente in suo favore. Tuttavia, con il sistema elettorale esistente non c'era da fidarsi di nuove elezioni generali. Il corpo elettorale avrebbe potuto ri– mandare alla Camera una maggioranza antifascista. Bisognava quindi tro– vare un nuovo sistema elettorale che garantisse una maggioranza fascista. Non si poteva dare forza di legge ad un tale sistema per mezzo di un regio decreto. Questo avrebbe significato un altro colpo di stato, e la corona si sarebbe trovata troppo esposta. La legge doveva essere approvata dalla Ca– mera. In tal modo, per liberarsi dei suoi oppositori, Mussolini doveva chie– dere a questi stessi oppositori di approvare una legge che avrebbe impedito loro di essere rieletti. La legge fu presentata alla Camera il 17 aprile del 1923. Come già sap– piamo, secondo il sistema elettorale in vigore nel 1923, il paese era diviso in grandi collegi elettorali, e in ciascun collegio ciascun partito otteneva un numero di seggi proporzionato al numero di voti ottenuto dalla sua lista. Il nuovo progetto manteneva la divisione del paese in grandi collegi eletto– rali, ma prescriveva che in ciascun collegio ogni partito presentasse un numero di candidati non superiore ai due terzi dei deputati di spettanza del collegio. I voti ottenuti in tutti i collegi da ciascun partito venivano sommati insieme per formare per ogni partito un " totale nazionale. " Il partito che riceveva il "totale nazionale" piu alto, avrebbe avuti assegnati i due terzi dei seggi (356 su 535) in tutti i collegi, anche in quelli in cui non avesse ottenuto la mag– gioranza. Tale partito perciò avrebbe controllato alla Camera i due terzi dei voti. Gli altri partiti si sarebbero divisi in ciascun collegio il restante terzo dei seggi, in proporzione al numero dei voti ottenuti. Ad un sistema di rap– presentanza proporzionale avrebbe fatto luogo un sistema di rappresen• tanza " disproporzionale. " Quando nel luglio la legge venne in discussione alla Camera, i gruppi socialisti e comunisti, e quei democratici condotti da Amendola, immedia– tamente si schierarono contro di essa. L'esito finale dipendeva dall'atteggia– ~ento dei deputati popolari. Se questi avessero votato contro, il conflitto tra Camera e governo avrebbe dato motivo ad un intervento del Re. Se il Re si fosse schierato con la Camera contro il governo, Mussolini avrebbe dovuto o · Bibloteca Gino Bianco

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