Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

,I Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 s1z10ne. È perciò che Mussolini, anche quando in cuor suo riteneva che gli atti di violenza fossero eccessivi o non necessari, si guardò bene dal repri– merli. In molti casi fu egli stesso a darne l'ordine. Nel giugno 1924, il sot– tosegretario agli Interni, Aldo Pinzi, e il capo dell'ufficio stampa di Musso– lini; Cesare Rossi, rivelarono che parecchi atti di violenza, e specialmente quelli compiuti contro giornalisti e deputati dell'opposizione, erano stati ordinati da Mussolini personalmente. Nel febbraio 1923, il partito fascista e il partito nazionalista si fusero in un solo organismo. Come abbiamo già visto, durante i due anni precedenti, i nazionalisti si erano ovunque infiltrati nelle file fasciste, e dato che erano i soli a sapere quel che volevano, avevano contribuito in modo massiccio a fare del movimento fascista uno strumento della reazione capitalista e militarista. - Ma i leaders nazionalisti non aderirono ufficialmente al partito fascista e mantennero la propria organizzazione. Tale stato di cose conduceva spesso a un certo urto tra i seguaci dei due partiti: gli " aristocratici " nazionalisti guardavano dall'alto in basso i "democratici" fascisti;. a loro volta i fascisti accusavano i nazionalisti di essere dei parassiti, che vivevano a spese dei loro sacrifici. Per mettere fine a questo stato di frizione, nel febbraio del 1923 i leaders dei due partiti decisero che i loro seguaci si sarebbero riuniti in un solo partito. Questo fatto ebbe una grande influenza sull'orientamento Ìntellettuale del partito fascista. Dopo la conquista del potere, la mistica puramente ne– gativa della "rivoluzione" ( = violenza) non bastava piu. Né Mussolini, né gli altri capi del partito fascista avevano la preparazione, la pratica, o il tempo per costruire da sé una nuova dottrina, mentre i nazionalisti per oltre quindici anni erano stati i sostenitori di un "go.verno forte" e della liqui– dazione sia della democrazia che del parlamentarismo, cioè proprio di quelle dottrine di cui avevano bisogno Mussolini e i suoi seguaci. Il partito fascista mancava di un cervello; i leaders nazionalisti lo fornirono di questo cer– vello. In compenso, questi ultimi trovarono nel partito fascista quell'organi– smo che da soli non erano mai stati capaci di creare. Dopo la fusione dei due partiti, tutti i leaders nazionalisti divennero personaggi di primo piano nel partito fascista. Essi iniettarono nelle arterie del fascismo le dottrine na– zionaliste. I "filosofi, " i "giuristi, " gli " storici " del regime fascista pro– venivano quasi tutti dal nazionalismo. In un discorso del 7 marzo 1923, Mussolini cosf definiva lo spirito del suo regime: Qualcuno potrebbe domandare: perché tanto clamore, perché tanti armati ... ? Io di– chiaro che voglio governare, se possibile, col consento del maggior numero di cittadini, ma nell'attesa che questo consenso si formi, si alimenti e si fortifichi, io accantono il mas– simo delle forze disponibili. Perché può darsi per avventura che la forza faccia ritrovare il consenso e in ogni caso, quando mancasse il consenso, c'è la forza. 9 9 Scritti e Discorsi, cit., III, pp. 81-82. 618 BiblotecaGino Bianco

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