Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Come nacque la dittatura piere i loro assalti. I dirigenti delle forze di polizia si rifiutavano di prender nota di ogni avviso di premeditate spedizioni, e quando non potevano rifiutare il loro intervento per difendere operai e contadini inermi, arrivavano deliberatamente troppo tardi. Quando bande di armati costringevano i socialisti a dimettersi dalle loro cariche sotto minaccia di morte, o quando regolarmente condannavano i loro nemici ad essere bastonati, messi al bando o uccisi, questi funzionari si limitavano a stringersi nelle spalle, o tutt'al piu rispon– devano come il prefetto di Reggio Emilia, che oggi è questo il vento che tira. Qualche volta carabinieri e guardie regiç! facevano causa comune con i fascisti in modo mani– festo, paralizzando la resistenza dei contadini. Si fosse trattato di tener testa ai soli fa– scisti, i contadini avrebbero anche potuto farcela; ma contro i fascisti e la polizia insieme, · essi erano impotenti, e le loro proteste non avevano altro effetto che quello di farli dichia– rare in arresto dalle autorità, perché colpevoli di aver tentato di difendersi. I socialisti venivano condannati per presunti crimini commessi mesi ed anni prima; i fascisti colti sul fatto venivano rilasciati per mancanza di prove. Mowrer cita un discorso del leader nazionalista Corradini, sull'incendio della Camera del lavoro di Bologna da parte dei fascisti il 24 gennaio 1921: Cittadini plaudenti assistevano allo spettacolo, mentre poliziotti, carabinieri, guardie e soldati osservavano con le armi al piede le fiamme che divoravano l'edificio. 20 Un altro giorna~ista americano che pure si trovava in Italia nel 1921, John Carter, cosf scrive nel New York Book Revz"ew del 12 giugno 1927: Chi scrive si trovò una volta a Roma ad un comizio di Arditi del Popolo, organiz– zazione di sinistra del tutto simile a quelle che agivano indisturbate agli ordini di Mus– solini. Il luogo ove si teneva questo comizio di sinistra era cirçondato da uomini in bor– ghese, e un cordone di truppe - fanteria, cavalleria e mitraglieri - era pronto a inter– venire contro gli operai se questi si fossero azzardati ad uscire dal luogo di riunione per dare una lezione ai fascisti uccisori di alcuni lavoratori. Questo avveniva mentre i fa– scisti in tutta Italia avevano carta bianca per sgominare i loro oppositori, e mentre il governo voleva far credere di essere neutrale. Per quanto riguarda l'atteggiamento delle autorità militari, Giuseppe De Falco 21 rendeva nota, nel 1921, una circolare diramata dal comando di stato maggiore in data 20 ottobre 1920, in cui si raccomandava ai comandi di divi– sione di favorire, in modo attivo le organizzazioni fasciste. Nel 1924, Bonomi (che nel 1920 era ministro della Guerra) cosf spie– gava il fatto: Nell'ottobre 1920 uno dei tanti uffici dello Stato Maggiore, senza interrogare né il Capo dello Stato Maggiore né il Ministro· della guerra, chiedeva informazioni sui primi fasci di combattimento, con una dizione che poteva ingenerare qualche equivoco circa l'apprez2;amento di quei primi fasci, allora piu dannuniiani che mussoliniani. Un coman– dante dell'Italia Centrale - o meglio, ·come si assodò in seguito, un suo subalterno - interpretò quella richiesta di informazioni come un'adesione, e stilò e divulgò una circo– lare laudativa dei fasci, dirigendola ai Comandi militari dipendenti e ai tre prefetti della regione. Il Gabinetto dell'Interno, a cm la circolare pervenne, ne diede doverosa notizia 2 ° Cit. trad. 21 G. DE FALCO, Il fascismo milizia di classe, Bologna, 1922, nella collezione " Il fasci• smo e i partiti politici italiani, " p. 26. 45 Bibloteca Gino Bianco

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