Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La marcia su Roma di improvvisa suggestione collettiva. Rifiutandosi di firmare il decreto di stato d'assedio, il Re non solo aveva disarmato il gabinetto in carica, ma aveva perso la propria libertà nella scelta del presidente del Consiglio. Sino alle 12,15 del 28 ottobre, Salandra, con in mano il decreto di stato d'assedio, avreb– be ancora potuto trattare con i fascisti; dopo le 12,15 Mussolini era il padrone della barca. Il Re non era piu un Re, ma un prigioniero di guerra con il titolo di Re. Uno dei due "quaGlrumviri" presenti a Roma, De Vecchi, si dava da fare per Salandra, mentre il segretario generale del partito, Michele Bianchi, sosteneva Mussolini con intrepida ostinazione. La sera del 28 ottobre, egli si rese conto che senza lo stato d'assedio a Roma o in Italia, con migliaia di fa. scisti che da tutte le parti si riversavano su Roma, Mussolini poteva facilmente aver ragione dei nazionalisti, e persuase gli altri quadrumviri che Salandra sarebbe stato messo da parte, e che la presidenza sarebbe toccata a Mussolini. A Milano, Mussolini fu anche meno pronto nel rendersi conto di quanto schiacciante fosse la sua vittoria. Dato che il Re aveva affidato a Salandra l'incarico di formare il governo, Mussolini pensò che la sola cosa da fare fosse di trattare con Salandra per telefono circa il numero di posti che sarebbero andati al suo partito nel nuovo gabinetto. Fu Pinzi, uno degli amici che con– tornavano Mussolini negli uffici del Popolo d'Italia, che strappò il ricevitore a Mussolini dichiarando a Salandra che avrebbe dovuto cedere il passo a Mus– solini, e ponendo fine alle trattative. Per ventiquattro ore Salandra si sforzò invano di mettere insieme il nuovo gabinetto. Nel pomeriggio del 29 ottobre riconobbe il suo fallimento. I nazionalisti erano furiosi, ma anche loro dovet– tero cedere il passo. Il Re non aveva altra alternativa che chiamare Mussolini. Ogni movimento politico ha bisogno di un leader. Diventa leader alla fine colui che si è mantenuto piu in vista. Mussolini si era sempre tenuto in vista. Egli era divenuto "la voce articolata del fascismo." Cosf, quando venne l'ora della vittoria, il mantello del pontificato fascista cadde sulle sue spalle, perché egli era 'stato il profeta che aveva pronunciato il. v.erbo. All'invito del Re, egli lasciò Milano la sera del 29, e " marciò su Roma " in vagone letto. Nel frattempo, dopo la revoca del decreto di stato d'assedio, nel pome– riggio del 28 ottobre e per tutto il giorno 29 e la notte seguente, migliaia di fascisti avevano "marciato su Roma," unendosi a coloro che già avevano " marciato " nella notte del 27 e la mattina del 28. Alcuni di loro, come il Duce, "marciarono" in vagone letto; la maggioranza "marciò" nei treni che erano stati presi d'assalto, altri su camions, alcuni a cavallo o anche a piedi. Al loro passaggio vi fu ovunque un incredibile massacro di polli e intere botti di vino vennero ridotte all'asciutto; e quel contadino che fosse stato tanto indiscreto da reclamare i propri diritti di proprietà su una gallina o su un fiasco di vino correva il rischio di passarsela brutta, come " comunista " e " nemico della patria. " Piu gente si andava radunando alle quattro località di raccolta e piu di– ventava ridicola e tragica la situazione di queste moltitudini affamate, ~sse• BiblotecaGino Bianco

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