Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 firma. Egli era stato preceduto. L'ammiraglio Thaon de Revel aveva "consi– gliato" al Re di cedere alla "rivoluzione." Anche il geenrale Diaz - uno dei capi militari - arrivò al palazzo. Nel pomeriggio del giorno 27, egli si trovava a Firenze, al momento in cui il quartier generale del partito fascista aveva ordinato la "mobilitazione" delle camicie nere. Diaz aveva ricevuto una entusiastica manifestazione dei fascisti, e aveva concesso al giornale fio– rentino La Nazione una intervista, in cui esprimeva la sua piena fiducia nel movimento fascista; indi si era precipitato in automobile a Roma per "infor– mare" il Re che l'esercito non avrebbe combattuto contro i fascisti. 20 Il gene– rale Cittadini, aiutante di campo del Re, era anche lui filofascista, e appog– giava Thaon de Revel e Diaz. Anche Federzoni si recò a corte, da parte dei nazionalisti, per dare le stesse notizie. Giunse la notizia che il cugino del Re, • il Duca d'Aosta, si trovava a Bevagna, presso Perugia, pronto a farsi procla– mare Re non appena Vittorio Emanuele avesse abdicato o fosse stato deposto dai fascisti. Tutti questi "consigli," "informazioni," "notizie" spaventarono il Re. Facta era ancora piu spaventato di lui. Inoltre pare che nella sua vanità im– becille egli immaginasse che, aiutando il Re e i fascisti a trovare un compro– messo, egli sarebbe stato invitato a formare un nuovo ministero con la colla– borazione dei fascisti. Perciò egli non consigliò la proclamazione dello stato d'assedio. "Sire," avrebbe detto al sovrano, "ci pensi sopra." E il Re ci ri– pensò e si rifiutò di firmare. 21 Dato il suo carattere debole, non firmare era molto piu facile. Egli agf esattamente allo stesso modo dei generali che co– mandavano le diverse piazze: lasciò via libera ai fascisti. 22 Una volta ottenuta la revoca dello stato d'assedio, Thaon de Revel, Diaz e Cittadini suggerirono al Re di convocare l'uomo su cui essi potevano con– tare, Salandra. Questi era a Roma, in attesa di quell'alto destino che era stato preparato apposta per lui. I consiglieri del Re si accorsero subito di avere fatto un grosso sbaglio. La revoca dello stato d'assedio era un'arma a doppio taglio. Non appena essa fu resa nota alle 12,15, la notizia propagò un fremito di trionfo nei fascisti di tutta Italia. ·Essi si riversarono nelle strade, invasero i treni e "marciarono" su· Roma. Era una gara frenetica per arrivare primi. Arginare la marea era impossibile. Anche i carabinieri abbandonarono le loro caserme fraternizzando ·con i fascisti e accompagnandoli nella loro "marcia su Roma." Fu un caso 20 "Non per niente il generale Diaz - e questo nome troppo ci richiama la politica messicana - nella notte del 27 era a Firenze. " (C. BEALS, Rome or Death, cit., p. 286.) 21 C. SFORZA, I costruttori dell'Europa moderna, Paris, Editions Contemporaines, r 932, pp. 287-88. 22 Dobbiamo le informazioni sul comportamento del Re e di Facta a Giovanni Amendola, che nell'ottobre del 1922 era ministro degli Interni; e ad Alberto Cianca, che era a Roma il direttore responsabile del quotidiano " Il Mondo, " ed era in continuo contatto con Amen– dola. La versione di Don Sturzo (Italy and Fascism, cit., p. I 19) e quella di Sforza con– cordano con quella data dalle nostre fonti. A quel tempo Don Sturzo era a Roma, e veniva immediatamente a conoscenza di quanto succedeva. Sforza era a Parigi, ma discusse piu tardi la cosa con Giolitti, che a sua volta era senza dubbio informato dagli amici fidati che aveva a Roma. 608 BiblotecaGino Bianco

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