Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La marcia su Roma servizio ma in regolare licenza, comandavano i gruppi fascisti che dovevano impadronirsi delle stazioni ferroviarie, dei telegrafi e dei telefoni, in molte delle piu importanti città dell'Italia settentrionale e centrale. Il Re, che si trovava vicino a Pisa nella sua residenza estiva di San Ros– sore, si affrettò a far ritorno a Roma la sera del 27 ottobre. Si dice che, indignato contro i fascisti, abbia detto in piemontese: "Piuttosto che ce– dere, prendo mia moglie e mio figlio e me ne vado." Nei momenti di rabbia capita agli italiani di fare ritorno al dialetto .. Nella notte del 27 ottobre, il ministero decise di proclamare lo stato d·'assedio, e in attesa della firma del ~e per la proclamazione, venne fatto sapere ai prefetti delle provincie che dovevano passare i poteri alle autorità militari. Si era sicuri che il Re avrebbe firmato il decreto di stato d'assedio. Durante la notte, in tutta l'Italia, dopo che in obbedienza al decreto di stato d'assedio le autorità civili avevano ceduto i poteri alle autorità militari, ovunque queste ultime tennero le truppe nelle caserme, permet– tendo ai fascisti di impossessarsi delle stazioni ferroviarie, degli uffici tele– grafici e telefonici, dei magazzini di armi e munizioni, delle sedi dei giornali. Ogni volta che i fascisti avanzavano, prudentemente le autorità militari si ritiravano. 15 Vi furono qua e là alcuni comandanti militari, i quali non appartenevano alla congiura, che non si ritirarono di fronte alla insurrezione fascista. Dove e quando ciò avvenne, furono i fascisti che si ritirarono o furono annientati. Il ben noto scrittore inglese Israel Zangwill si trovava a Firenze negli ultimi giorni dell'ottobre 1922. Ai suoi occhi gli avvenimenti di quei giorni parevano piu che una vera rivoluzione un'opera comica. Curzio Malaparte, uno dei capi del fascismo toscano, racconta questo episodio. Sforzandosi di persuadere Zangwill che quella di cui era testimone era una rivoluzione, lo condusse, per veder di convincerlo, alle officine del gas, ai telefoni, ai telegrafi, ai ponti e alle stazioni ferroviarie. Tutti questi "punti strategici" erano nelle mani delle camicie nere. Il risultato di questa dimostrazione fu disastroso per la tesi di Malaparte. Zangwill osservò che i fascisti si erano impadroniti di tutte queste posizioni senza colpo ferire, mentre le forze di polizia si erano rifugiate in prefettura, riparate dietro cordoni di cara– binieri, di guardie regie e di autoblinde. E non basta: "le truppe della guarnigione, i reggimenti di fanteria, di artiglieria e di cavalleria, (...) era– no consegnate nelle caserme: le autorità militari mantenevano per il mo• mento una neutralità benevola. " 16 Malaparte richiamò l'attenzione di Zangwill sul fatto che il prefetto di Firenze non poteva comunicare con le àltre autorità perché gli uffici 15 Su questo fatto, ..I\.. TASCA (Nascita e avvento del fascismo, cit., pp. 440-444) lia raccolto prove lampanti da molte città. 18 C. MALAPARTE, Tecnica del colpo di stato, Milano, Bompiani, 1948, p. 161. 605 - BiblotecaGinoBianco

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