Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lo sciopero generale del 1-3 agosto 1922 Un'altra prova lampante su questo punto viene da un personaggio fa– scista altolocato, il professor Volpe, amico personale di Mussolini e storico ufficiale del fascismo. Nel 1932, Volpe scriveva: Si può riconoscere che nella seconda metà del 1921, e piu, nel 1922, le condizioni generali del paese, certe condizioni, accennavano a un miglioramento. Qualche indice con– fortante di vita economica. Ripresa di lavoro. Ormai in decadenza, l'infatuazione per la Russia e il suo bolscevismo (...). Gli italiani tutti venivano, un po' per volta, riconcilian– dosi con la guerra, cioè con se stessi. (...) Questo, dunque, si può e deve riconoscere. (...) Mentre molti, anche simpatizzanti, si aspettavano che il fascismo cominciasse a smobilitare e disarmare (...) il fascismo invece mobilitò sempre di piu. Il bersaglio maggiore, ormai, diventa il Governo, possiamo dire il regime parlamentare. 18 In conclusione, la marcia su Roma fu progettata non perché la paralisi parlamentare fosse divenuta intollerabile, ma perché la paralisi parlamentare poteva essere superata da una coalizione di gruppi democratici. Molta luce viene fatta su questo punto dal Diario di Balbo. Il 16 otto– bre, fu tenuto a Milano un " consiglio di guerra " segreto, al quale, oltre a De Bono, Mussolini invitò due generali in pensione, Ceccherini e Fara. Egli spiegò che "nel fatto rivoluzionario crede utile vi siano generali in divisa, alla testa dei gruppi insorti." 19 Ceccherini e Fara erano stati tra quei gene– rali che, nel settembre 1919, avevano raggiunto D'Annunzio a· Fiume. Nel " consiglio di guerra, " Mussolini affermò che il fascismo si sarebbe trovato "da un momento all'altro condotto nella necessità di iniziare il movimento insurrezionale," perché "non si può attendere una soluzione parlamentare che è contro lo spirito e gli interessi del fascismo. " 20 Alla domanda se le forze militari del fascismo fossero pronte e sufficienti al compito, il gene– rale De Bono e De Vecchi risposero che secondo loro non erano ancora pronte, e che era necessario ritardare un poco la cosa. Balbo pensava che non ci fosse tempo da perdere. lo mi dichiaro preoccupato per la piega che hanno preso in questi ultimi giorni gli avvenimenti politici. Ritengo pericolosissimo ogni indugio. Le manovre dei vecchi partiti parlamentari si fanno piu serrate. Anche non volendo, il fascismo minaccia di restare pri– gioniero dell'intrigo che si ordisce ai suoi danni con la trappola delle elezioni. Penso che se non tentiamo subito il colpo di stato, in primavera sarà troppo tardi: nel tepore di Roma, liberali e sovversivi si metteranno d'accordo: non sarà difficile al nuovo ministero predisporre piu energiche misure di polizia e compromettere l'esercito contro di noi. Oggi godiamo del oeneficio della sorpresa. Nessuno crede ancora seriamente alle nostre inten• zioni insurrezionali. Insomma, tra sei mesi, le difficoltà saranno decuplicate. Meglio ten– tare oggi l'azione definitiva, anche se la nostra preparazione non è completa, piuttosto che domani, quando insieme con la nostra sarà completa anche la _preparazione ,degli avversari. 21 Non venne presa nessuna decisione definitiva; ma fu nominato un qua– drumvirato per dirigere l'insurrezione, formato da De Bono, De Vecchi, 18 G. VOLPE, Storia del movimento fascista, cit., pp. 73-75. 19 Diario 1922, cit., P• 177. 2o Ibidem, p. 178. 21 Ibidem, p. r 79. BiblotecaGinoBianco 599

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