Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Ha1·vard: L'Italia dal 1919 al 1929 Il 20 settembre, otto senatori che appartenevano al partito popolare pub– blicarono una lettera indirizzata a Don Sturzo, in cui deploravano "che il partito popolare, sorto con un programma di concordia di classi, di supe– riore armonia nazionale, non abbia sempre saputo e potuto sottrarsi a ta– lune deviazioni esteriori." E la lettera cosf continuava: I sottoscritti (...) sanno non vera l'accusa da taluni rivolta al gruppo parlamentare popolare di aver cercato alleanze o intese con partiti incompatibili con i princip1 per noi fondamentali. Tuttavia non è inutile ribadire il convincimento che certi connubi ripu– gnanti ai princip1 piu sacri e piu necessari alla vita sociale non debbono essere ammessi, e molto meno cercati. 12 Uno degli otto .firmatari, il conte Santucci, era il presidente del Banco • di Roma; costui, e un altro dei .firmatari, il conte Grosoli, in caso di falli– mento del Banco di Roma avrebbero dovuto risponderne davanti ai magi– strati; altri due, Montresor e Crispolti, erano generalmente noti come uomi– ni di .fiducia di Pio XI e del cardinal Gasparri. Gli otto senatori non osavano dire esplicitamente che la sola alleanza compatibile. coi "principt piu sacri e piu necessari alla vita sociale" era quella col partito fascista; si limitavano a respingere l'alleanza con i socialisti. Il resto sarebbe venuto da solo. Il pericolo di una coalizione parlamentare tra popolari, democratici e socialisti di destra crebbe dopo il congresso nazionale socialista tenutosi a Roma nei giorni 1-3 ottobre. In questo congresso i socialisti di destra rap– presentavano 29.u9 voti, e i massimalisti 31.106; i primi avevano guada– gnato 15.000 sostenitori, mentre i secondi avevano visto dissolversi nel nulla 67.000 dei loro "socialisti di guerra." La destra si staccò e formò un nuovo partito, che prese il nome di "Partito Socialista Unitario," il che suona abba– stanza strano in un paese dove c'erano tre partiti socialisti, senza contare quei riformisti che erano intorno a Bonomi e che ancora pretendevano di essere socialisti. In seguito a tale scissione la Confederazione generale del lavoro si staccò da tutti i partiti socialisti, pur continuando a essere divisa da continue contese tra socialisti di destra, massimalisti e comunisti. Vi era adesso alla Camera un gruppo di settanta socialisti 'di destra pronti a cooperare con gli altri partiti. La strada era dunque aperta per uno stabile riassestamento dei gruppi parlamentari: una coalizione di maggio- . ranza formata da 107 popolari, 167 democratici e 70 socialisti di destra, per un totale di 334 deputati; una opposizione di destra formata da 35 fascisti, 10 nazionalisti e 13 conservatori; una opposizione di estrema sinistra for– mata da 50 massimalisti e 14 comunisti. Non si era ancora arrivati a nessun accordo definitivo tra il nuovo partito socialista di destra, i popolari e i de– mocratici; ma tale riassestamento era una questione di pochi mesi, forse per– sino di poche settimane. Parlando con il leader socialista belga, Vandervelde, nell'agosto del 1922, il Re prevedeva una tale soluzione della crisi e se ne mostrava soddisfatto. 12 " Corriere d'Italia, " 20 settembre 1922. BiblotecaGino Bianco

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