Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il partito popolare e il Vaticano Qualche volta Benedetto XV era costretto a elemosinare dai suoi v1s1tatori: alla moglie di un grosso industriale piemontese chiese un milione. 14 Ad aumentare le preoccupazioni del Vaticano, Giolitti nel settembre del 1920 fece approvare dal Parlamento una legge che obbligava i possessori di titoli pubblici o privati a registrarli sotto il loro nome, in modo da non evadere le tasse di successione e quelle dirette. Tale sistema era già in funzione in Inghilterra. Ma il Vaticano e le corporazioni religiose furono terrorizzati. Se avessero dovuto registrare i loro titoli sotto il nome di un possessore, avreb– bero dovuto affidare i loro capitali a persone che di regola erano assai in là con gli anni; di conseguenza avrebbero dovuto pagare molto spesso le tasse di successione, assai elevate, ed entro pochi anni esse avrebbero divorato tutto il capitale. 15 Come se questi guai non fossero abbastanza, il Banco di Roma, a cui il Vaticano e molti istituti cattolici avevano affidato buona parte del loro denaro, era stato diretto talmente male che era sull'orlo del falli– mento. In tali circostanze, il Vaticano era ansioso e i clerical-conservatori in– sistevano che il partito popolare si alleasse con i gruppi conservatori e filo– fascisti, che erano disposti a pagare tale alleanza abrogando la nominatività dei titoli e salvando il Banco di Roma. La massa del partito popolare igno– rava tali faccende, rifiutandosi di allearsi coi fascisti. Ecco perché il partito popolare era in disgrazia con il cardinal Gasparri. La campagna giornalistica del gennaio 1922 non fu condotta contro la volontà di Benedetto XV. Le preoccupazioni finanziarie dovevano turbarlo non meno del suo segretario di stato. Inoltre una alleanza tra i cattolici ita– liani e i socialisti significava troppo un salto nel buio. Leone XIII con l'en– ciclica Rerum Novarum (1891) aveva incoraggiato il movimento democra– tico cristiano, e poi con l'enciclica Graves de Communi (1902) vi aveva po– sto un freno. Ma non ha senso argomentare su quanto avrebbe fatto Bene– detto XV se fosse vissuto. Il fatto è che egli morf il 22 'gennaio 1922, e gli succedette il cardinale Achille Ratti, arcivescovo di Milano, che prese il nome di Pio XI. Il padre di Achille Ratti era stato un capo operaio in una fabbrica di seta in Lombardia. Achille Ratti, da giovine, era stato precettore a Bologna e a Milano in famiglie nobili. Come papa, egli conferf il titolo di conte al fratello, che si era arricchito durante la guerra, 16 e celebrò con molta pompa in Vaticano il matrimonio della nipote, come se si fosse trattato di una 14 C. LoISEAU, Politique romaine et sentiment français, pp. 38-39. 16 L. EINAUDI, La guerra e il sistema tributario italiano, Bari, Laterza, 1927, p. 368; G. E. CURATOLO, La questir;ne romana da Cavr;ur a Mussolini, Roma, Libreria del Littorio, I 928, l). 176. 16 Il ben noto giornalista francese PERTINAX (pseud. di André Géraud), nel 1929, senti dire a Roma che il fratello di Pio XI era uno degli industriali che in Lombardia avevano foraggiato il fascismo prima della marcia su Roma (Why the Pope chose to sign the Con– cordat. "New York Times, " 31 marzo 1929). Tale notizia non appare nel suo libro Le partage de Rome (Par{s, Grasset, 1929). Non sappiamo se tale omissione si debba a1 fatto che Pertinax si sia convinto che la voce era infondata, o se sia stato consigliato di non gettare una luce indiscreta su di un precedente assai significativo. · Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=