Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il partito popolare e il Vaticano come all'ordine sociale." 4 Il 27-28 settembre 1920, l'Osservatore Romano interpretava le parole del suo confr~tello come un "consiglio ai cattolici di preoccuparsi tempestivamente e seriamente di situazioni che, per complessi problemi morali e religiosi, non possono essere considerate ed affrontate con esclusivi concetti politici e tattici." Il giornale terminava invitando la dire– zione nazionale del partito popolare " ad uno spassionato, quanto libero, esame di alcune specialissime condizioni locali "; essi dovevano rammentare che "di fronte ad interessi superiori, religiosi e civili, quelli politici e parti– colari di un partito debbono, specie in momenti di eécezionale gravità, ed in casi di riconosciuta ed ·utile efficacia, non tanto sacrificarsi, ma cercare di coordinarvisi." A partire da questo momento, i clerical-conservatori potevano sostenere che se essi si ribellavano contro il partito popolare, ciò era in obbedienza "ad interessi superiori, religiosi e civili, " secondo il consiglio dato dal Vaticano. In grandi centri urbani, in cui per trent'anni i clericali erano stati alleati coi conservatori nelle elezioni amministrative, le ribellioni e le minacce di ribel– lione furono talmente forti che Don Sturzo e la direzione del partito non osarono affrontare la tempesta, e annunciarono che erano disposti a permet– tere alleanze " antibolsceviche " dovunque fosse evidente lo stato di neces– sità. A Roma non fu permessa nessuna alleanza, e il partito presentò una propria lista. A Torino Don Sturzo permise che le locali sezioni del partito partecipassero aèl una alleanza "antibolscevica. " A Ferrara, Modena, Vene– zia, Padova, Brescia, chiuse gli occhi e lasciò che i popolari entrassero nei blocchi " antibolscevichi. " 5 Quanto a Milano, Don Sturzo consigliò i popo– lari all'astensione, ma i clerical-conservatori non obbedirono. Il quotidiano cattolico Italia, il 3 novembre 1920, e un deputato iscritto al partito popo– lare, Nava, invitarono i cattolici a votare per la lista "antibolscevica." Il 5 novembre 1920, il giornale La Perseveranza annunciò che "una altissima personalità ecclesiastica," in cui tutti riconobbero il cardinal Ferrari, arci– vescovo di Milano, invitava "quanti hanno a cuore il vero bene della città," a votare per la coalizione antisocialista. 0 Nelle città piu piccole e nelle cam– pagne, i conservatori e l'alto clero non ebbero successo. Le masse rimasero compatte dietro a Don Sturzo. Quando alla fine del 1920 i fascisti cominciarono a distruggere le orga– nizzazioni socialiste, gli elementi conservatori del partito popolare si schie– rarono con tutto il cuore dalla parte dei fascisti. 7 Tra le masse vi fu un ini- I 4 Dal n. 17 della " Settimana Sociale, " quale lo riporta " L'Osservatore Romano, " 27-28 settembre 1920. ~ Intervista di Don Sturzo al "Giornale d'Italia;" 3 novembre 1920; E. VERCESI, Il movimento cattolico in Italia, cit., p. 167. 6 M. VAu SSARD, La crise du parti populaire italien; in " Revue Bleue, " 18 giugno 1921, pp. 382-383; E. VERCESI, Il movimento cattolico in Italia, cit,, pp. 167-183. 7 " Quei gruppi che si potrebbero chiamare di vecchi cattolici, entrati o non entri).ti nel partito popolare (. .. ) seguirono con simpatica attesa, o anche con schietto compiacimento, l'azione fascista. " U. QUESTA, Mussolini e la Chiesa, Roma, Casa Edit. Pinciana, 1936, pp. 63-64; l'autore era iscritto al partito fascista. 13iblotecaGinoBianco

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