Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Capitolo ventiduesimo Il partito popolare e il Vaticano Nel corso del 1919 e del 1920, i popolari furono in modo compatto antifascisti e antisocialisti. Non avrebbe potuto essere altrimenti, dato l'at– teggiamento antireligioso sia dei fascisti che dei socialisti. Inoltre, per quanto riguarda questi ultimi, c'era una viva concorrenza nelle attività sindacali, con– correnza che, come già sappiamo, assumeva spesso forme di estrema violenza. Questa concorrenza era bene accetta dai clerical-conservatori, in quanto impediva_ ai socialisti di ottenere un monopolio incontrastato delle organiz– zazioni operaie. Ma i sentimenti dei clerical-conservatori mutavano del tutto quando i sindacati popolari chiedevano piu alti salari, scendevano in scio– pero, é' davano prova di una tale mancanza di rispetto per il diritto di pro– prietà, quale avrebbe fatto inorgoglire gli stessi socialisti. Al contrario, la massa dei popolari sarebbe stata ben disposta a collaborare con la destra so– cialista, non appena questa avesse ottenuto il sopravvento sopra i massima• listi e gli estremisti. I clerical-conservatori erano assai preoccupati di questo pericolo. Essi sopportavano Don Sturzo e la sua democrazia come chi si inietta la rabbia o il tetano a piccole dosi, per prevenire forme piu violente di rab– bia o di tetano. Sino all'estate del 1920 Papa Benedetto XV, il suo segretario di stato, cardinal Gasparri, e i vescovi, ignorarono le attività del partito popolare. La teoria ufficiale era che, essendo il partito popolare autonomo dalle autorità ecclesiastiche, quest'ultime gli lasciavano piena libertà e responsabilità. I primi sintomi di malumore da parte delle alte autorità ecclesiastiche si ma• nifestarono nell'estate del 1920, cioè tra la rivolta militare di Ancona e l'oc• cupazione delle fabbriche, quando sembrò veramente che l'Italia fosse sul• l'orlo di una rivoluzione sociale. Il 6 agosto del 1920, il cardinal Boggiani, arcivescovo di Genova, diramò una lettera pastorale al clero della sua dio– r.esi, in cui proibiva alle associazioni riconosciute come cattoliche dalle auto• rità ecclesiastiche (cfr. cap. YIII, p. 408), di unirsi al partito popolare. Que– sto partito non ha niente a che fare con l'Azione cattolica. I suoi deputati, non solo non hanno nessun mandato d~ parte dei cattolici, ma " neppure 579 teca Gino Bianco

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