Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 conoscere la mentalità dei lavoratori disoccupati vittime della fame. Ed essendo stato un giornalista, prima di estrema sinistra, poi di estrema destra, conosceva molto bene gli uomini piu in vista dei diversi partiti politici italiani. Era dotato di una capacità di assimilazione eccezionalmente ra– pida, e di una viva capacità di intuizione che gli permetteva in ogni mo– mento di seguire i sentimenti del suo pubblico. Possedeva una particolare abilità nell'improvvisare slogans e parole d'ordine, che erano in sé assolu– tamente prive di significato, ma che suonavano bene dando alla folla l'illu– sione di trovarsi improvvisamente chiarite le idee. A queste brillanti doti si accompagnava una assoluta indifferenza morale intorno alla scelta dei modi . e dei mezzi per raggiungere i suoi fini. Possedeva soprattutto una forte e tenace volontà di affermare se stesso, il che pare sia un requisito essen– ziale per un uomo politico che voglia avere successo, sia che si tratti di un genio o di una figura di secondo piano, del piu onesto degli uomini o dell'ultimo dei farabutti. Di questa massa multiforme che andava ingros• sando il movimento fascista, egli era il giornalista, il propagandista e l'ani– matore ·multiforme. Mantenendosi sempre in luce, sollevava l'entusiasmo dei piu giovani con i suoi articoli quotidiani, incitando a sempre nuove mosse offensive e vantandosi autore di tutto quello che ovu?que succedeva o non succedeva. Da questo coacervo privo di ogni coerenza, di formule antibol– sceviche, nazionaliste, sindacaliste, anarchiche, antiparlamentari, rivoluziona– rie, contrastanti tra loro, e che formavano il bagaglio intellettuale suo e dei suoi seguaci, Mussolini sapeva rapidamente scegliere, di giorno in giorno, quella formula o quel frammento di formula, col quale contentare alcuni senza scontentare gli altri, incoraggiando alcuni senza scoraggiare i rima– nenti. Egli contraddiceva oggi a quello che aveva detto ieri, si contraddi– ceva in uno stesso giorno sulle diverse pagine del suo stesso giornale, nei diversi periodi di uno stesso articolo. Tra le generazioni piu giovani c'era una vera smania di affermare la propria personalità ad ogni costo contro tutti gli altri; una febbre violenta di quella che potrebbe chiamarsi "abdicazione intellettuale," una avver– sione profonda verso qualsiasi sforzo volto ad esplorare e a rischiarare tra- . mite la riflessione e la logica quella zona oscura presente nel nostro spirito e dove sono custoditi gli istinti piu bassi della nostra natura. Mussolini era orgoglioso di autodefinirsi antirazionale, istintivo, antiintellettuale, pragma– tico. Disprezzava la ragione e la logica come sintomi di povertà spirituale e ragioni prime dell'indebolimento della volontà. Nel novembre del 1921, Einstein venne in Italia per delle conferenze sulla sua teoria della relatività, e in tutti i salotti si discuteva della relatività di Einstein, senza nemmeno capire di che si trattava. Mussolini si impadronf immediatamente di quella parola incomprensibile, e proclamò che per parte sua aveva già scoperto e applicato nel campo della politica il principio della relatività prima che Einstein lo scoprisse e lo applicasse nel campo della scienza. BiblotecaGino Bianco

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