Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia neutralità rivoluzionaria di fronte alla guerra mondiale. Nessuno piu di lui aveva fatto durante la guerra generose promesse di proprietà contadine e controlli operai, come risultato della "guerra rivoluzionaria." Nessuno, nel 1919-20, aveva contribuito maggiormente al diffondersi della frenesia rivo– luzionaria che condusse all'occupazione delle fabbriche. Ma se il pericolo di una rivoluzione non era mai stato grande, grande era stata la paura di essa. Quella paura durò ben oltre il 1920, e in molti spiriti è ancora viva. In politica, i motivi di paura hanno piu importanza di quello che accade effettivamente; e la paura è una cattiva consigliera. La classe industriale italiana è di formazione recente; essa deve innan– zitutto la sua ricchezza ai dazi protettivi e alle commesse statali, e non ha ancora acquisito quella coscienza della sua dignità sociale, dei suoi diritti e dei suoi obblighi, che è il frutto di una lunga esperienza politica ed eco– nomica. In particolare i "nuovi ricchi" creati dalla guerra - i cosiddetti " pescicani " - sono gente grossolana intellettualmente e moralmente. Aven– do acquistato ricchezza e potere piu per fortuna che per merito, essi non sono capaci di mantenere le loro posizioni all'interno di un sistema di libera concorrenza. e di libertà politiche. Questi profittatori, che oggi in Italia sono il grosso della classe capitalista, non appena il loro terrore del "bolscevi– smo" si fu mutato in ira, non si contentarono di ricondurre gli operai alla ragionevolezza. Si proposero invece di sfruttare al massimo la loro vittoria e distruggere le organizzazioni operaie. Ancora piu brutali degli ind~striali furono gli agrari, che per tradizione secolare erano abituati a considerarsi padroni assoluti delle loro terre e a trattare i contadini come bestie da soma, senza nessun diritto civile e nessun senso di dignità umana. Anch'essi, non contenti di difendere la loro libertà e la loro proprietà, volevano vendicarsi dei servi che avevano sognato di diventare padroni. "Vi rimetteremo a tirare l'aratro insieme ai buoi!" dicevano gli agrari di Cremona ai loro brac– cianti, e correvano ad iscriversi ai Fasci. Alla fine del 1920, era presidente del Consiglio Giolitti, "liberale "; mi– nistro della Guerra, Bonomi, "socialista riformista"; ministro della Giustizia, Pera, "democratico." Sono questi gli uomini maggiormente responsa~ili della situazione attuale dell'Italia. Vedendo che dappertutto comunisti e so– cialisti perdevan terreno di fronte al furioso assalto fascista, essi pensarono ché comunisti e socialisti avevano la lezione che meritavano. Invece di sod– disfare il desiderio di ordine e di pace che saliva da tutto il paese, essi pen– sarono che l'offensiva fascista poteva essere utilizzata per spezzare la forza non soltanto dei socialisti e dei comunisti, ma anche dei popolari. La cosa da farsi era di restaurare l'ordine, e poi sciogliere la Camera e appellarsi al paese per un nuovo mandato. Essi preferirono permettere la continuazione della guerra civile, sperando con il suo aiuto di manipolare le nuove ele– zioni in modo tale da avere una Camera in cui una maggioranza " libe– rale" non avesse piu bisogno di fare i conti con i socialisti o con i popolari. Perciò, essi permisero che gli alti comandi militari equipaggiassero di ca- BiblotecaGino Bianco

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