Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Capitolo ventesimo La congiura militare Mentre l' "illegalismo autorizzato " faceva sf che nel paese scorresse il sangue, Giolitti scioglieva la Camera, fissava le nuove elezioni per il 15 maggio 1921, e rimaneva in attesa che le squadre fasciste riducessero il numero dei deputati popolari, socialisti e comunisti. Le elezioni si svolsero in un clima di guerra civile. Soltanto nel giorno delle elezioni vi furono nelle diverse parti del paese quaranta morti e settanta feriti.1 Giolitti aveva fatto i conti senza l'oste. Aveva 82 anni, ed era sempre riuscito a manipolare le elezioni felicemente. Ma alla ·sua età non si poteva render conto che quei metodi che erano stati efficaci col sistema unino– minale, erano inadeguati di fronte alla proporzionale. Con questo nuovo sistema egli doveva fare i conti con centinaia di migliaia di elettori, in cen– tinaia di città, paesi e villaggi. Egli non sapeva dove battere per trasfor– mare le minoranze in maggioranze e viceversa. Le squadre fasciste pote– vano sopprimere qualche migliaio di voti da una parte, e rubarne qualche migliaio da un'altra, ma il grosso della forza avversaria non poteva venir soppresso cosf facilmente come si era fatto ai tempi felici del sistema uni– nominale. Giolitti continuava a ripetere: "Con questa maledetta propor– zionale non so come fare. " D'altra parte, sotto l'imperversare della violenza fascista, comunisti e socialisti dimenticarono le loro dispute decisi soltanto a contenere la ir– ruenza fascista. Il popolo italiano non aveva mai capito i motivi di diverbio tra socialisti e comunisti, e ovunque i voti vennero dati non alla lista di un partito, ma a quei candidati èhe piu violentemente venivano attaccati dai fascisti o che mostravano il maggiore coraggio nell'opporsi ad essi. Molti cittadini estranei alla vita politica e che nel 1920 erano disgustati dei socia– listi, questa volta votarono la lista socialista per protesta contro i fascisti, dando il loro voto di preferenza ai socialisti di destra. Anche i popolari furono favoriti dalla violenza fascista, di cui erano ugualmente vittime. 1 E. A. MowRER, Immortal Italy, cit., p. 364. 555 ibloteca Gino Bia·nco

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