Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il drago rosso e la camicia nera reati. Ma nessun fascista fu mai condannato per l'assassinio di Lavagnini, di Bonini, ~i Sanesi, per le distruzioni, le rappresaglie, gli altri innumerevoli atti di violenza commessi in quei giorni. Poche settimane dopo un altro attentato dinamitardo ancor piu vile recò conseguenze ancor piu rovinose. Il 17 ottobre erano stati arrestati Malatesta ed altri anarchici, ma il giorno del processo non arrivava mai. Il governo vo– leva tenerli dentro il piu a lungo possibile, e il pubblico ministero e il giudice istruttore facevano del loro meglio per soddisfare il governo. Per protesta con– tro questo ingiusto trattamento, Malatesta e i suoi amici iniziarono uno scio– pero della fame. Che il modo come venivano trattati fosse ingiusto, era una cosa tanto ovvia che la stampa democratica iniziò una campagna in loro fa. vore. 23 Alla sera del 23 marzo tre anarchici gettavano una bomba al teatro Diana provocando la morte di venti persone e il ferimento di duecento, com– presi donne e bambini. 23 bis Contemporaneamente, un gruppo di altri anarchi– ci avvicinatosi all'edificio dd quotidiano socialista Avanti!, cercava di gettarvi contro alcune bombe, per protestare contro l'indifferenza manifestata dai so– cialisti verso il modo come venivano trattati Malatesta e gli altri anarchici che erano in prigione. Mezz'ora dopo i fascisti appiccavano il fuoco ai locali del giornale anarchico Umanità Nuova distruggendoli, devastavano la sede cen– trale della Unione sindacale italiana, che era retta da sindacalisti rivoluzio– nari e anarchici, la casa dell'anarchico Molinari, e un circolo socialista, che nulla aveva a che fare con gli anarchici, e cercavano inoltre di attaccare con bombe a mano i locali dell'Avanti!, che per la seconda volta nella stessa notte correvano il rischio di essere devastati, prima dagli anarchici, poi dai fascisti. Ma questa volta la polizia protesse il giornale. L'indignazione per la bomba al teatro Diana fu enorme. Borghi, che era in prigione insieme a Malatesta, scrive: In 24 ore tutta la situazione sembrò capovolta a nostro danno. Ognuno che avesse speso una parola per noi si sentiva in pericolo. Il terrore a Milano toccò lo zçnit. La pru– denza e la caccia all'anarchico obbligarono al largo tutti i migliori. 24 Malatesta e gli altri che erano in prigione si resero conto che il movimento di p(otesta era fallito, e desistettero dal proseguimento del loro sciopero della fame. 25 Le bombe al teatro Diana vennero a partire 23 A. BORGHI, Errico Malatesta, cit., p. 241. 23 bta Dei tre uomini ritenuti responsabili per tale delitto, due vennero condannati al l'erga!!>tolo, uno a trent'anni; tre altre persone vennero condannate a dodici anni; molti altri a pene minori. 24 A. BORGHI, Errico Malatesta, 2 ed., Milano, Istituto editoriale italiano, 1947, p. 228. È interessante quanto scrive Borghi, a proposito di Malatesta, di se stesso e degli altri pri– gionieri, in attesa in carcere, mentre continuava trionfante l'attacco fascista.• " Ad Errico sembrava incredibile quello che ci riusciva di leggere· di straforo o che apprendevamo ai colloqui. GJi incendi di Bologna, le uccisioni di Firenze, i massacri un po' dappertutto, con• frontati con lo sviluppo di forza che aveva dimostrato il proletariato solo pochi mesi in– nanzi, gli sembravano brutti scherzi della fantasia. Pensavamo che da un giorno all'altro avremmo avuto la lieta notizia dell'insurrezione generale" (pp. 221-222). La fonte di questa infondata speranza era sempre la stessa: quella di tutti i rivol.uzionari in Italia e altrov·e, ieri, oggi e, bo paura, sempre: l'illusione che il proletariato sia una classe rivoluzionaria. 25 Al processo, che si celebrò nel luglio 1921, tutti gli imputati vennero assolti. 553 ' ibloteca Gino Bianco

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