Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

ll drago rosso e la camicia nera loro. Sinché non esistano queste due condizioni, parlare di fascismo per qual– siasi movimento conservatore è cosa priva di senso. Quando ci si domanda che cosa avrebbero potuto fare, nella prin1a metà del 1921, socialisti di destra, massimalisti, comunisti e anarchici per resistere all'impeto fascista, bisogna tenere in conto il fatto che tutte le vie legali per ottenere giustizia erano bloccate dal comportamento proditorio della polizia, della magistratura e delle autorità militari. Mentre i massimalisti, i comunisti e gli anarchici rimanevano in attesa che il loro "proletariato rivo– luzionario" si prendesse la rivincita, i socialisti di destra esigevano che il go– verno imponesse di fronte a tutti il rispetto della legge. Ma, insieme ai massi– malisti, essi appartenevano a un partito il cui esecutivo nazionale invocava, anche se soltanto a parole, la rivoluzione sociale, e considerava come nemico qualsiasi governo " borghese, " anche se imponeva di fronte a tutti il rispetto della legge. Se un ministro degli Interni avesse fatto quanto chiedevano i so– cialisti di destra, si sarebbe trovato tra due fuochi: da una parte i reazionari, dall'altra i socialisti. Fintanto che non rompevano i ponti con i massimalisti, i socialisti di destra non contavano niente nel giuoco parlamentare di dare e avere. Non rimaneva nessun'altra strada che quella di opporsi con la forza alla forza. Gli anarchici seguivano tale linea di condotta e gettavano bombe. Tale metodo si dimostrò completamente rovinoso. Rimanevano uccise o ferite per– sone del pubblico che non c'entravano affatto, e qualche volta donne e bam– bini. Tali fatti sollevavano una generale indignazione. I fascisti, dal canto loro, applicavano feroci azioni di rappresaglia contro persone che non avevano la minima responsabilità degli attentati, e in tal modo diventava sempre piu acuto il senso di terrore che paralizzava i lavoratori. Due esperienze avrebbero dovuto aprire gli occhi a tutti. A Firenze,1 7 la mattina della domenica 27 febbraio 1921, un gruppo di circa 100 studenti, maschi e femmine, dell'università e delle scuole medie, stava attraversando alcune strade cittadine, affiancato da circa sessanta carabi– nieri, cantando inni patriottici dopo aver preso parte alla cerimonia di inau– gurazione di una bandiera. In cima a Via Tornabuoni, due uomini stavano aspettando il passaggio del corteo da una stradina laterale. Uno di essi sparò contro il corteo cinque o sei revolverate; l'altro gettò una bomba in mezzo al gruppo. Un carabiniere rimase ucciso sul colpo, e furono piu o meno grave– mente ferite sedici persone, una delle quali, uno studente universitario, morf alcuni giorni piu tardi. La salma del carabiniere ucciso venne posta in una ambulanza, e condott~ all'ospedale insieme agli altri feriti, e al passaggio del 17 Abbiamo ricostruito quei fatti con l'aiuto del ' 1 Corriere della .Sera, " 28 febbraio, 1, 2, 3, 4, 5 marzo 1921. Nel 1921, il "Corriere della Sera" era filofascista, deplo– rando soltanto gli eccessi piu scandalosi, e richiamando il governo perché si svegliasse dalla sua inerzia e ristabilisse la pace pubblica. Il corrispondente fiorentino era apertamente in favore dei fascisti, e coloriva le sue corrispondenze sulla guerra civile in modo da meta tere sempre gli antifascisti in una luce sfavorevole. Possiamo quindi essere sicuri, che ba– sando la nostra narrazione sulle corrispondenze del " Corriere " non si darà un peso ecces– sivo alle accuse contro i fascisti. 549 ·---,-- ibloteca Gino Bianco

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