Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Ha1·vard: L'Italia dal 1919 al 1929 e quindi ordinano che si alzino in piedi e lascino i locali due alla volta. Men– tre gli operai eseguiscono quanto è stato loro· ordinato, i fascisti, che sono appostati all'ingresso, si buttano su di loro e li bastonano. I cinquanta operai non oppongono resistenza alcuna. Da una parte due eroi, dall'altra cinquanta vigliacchi. La faccenda non è affatto cos1 semplice. I cinquanta vigliacchi, che obbediscono alle intimazioni dei due eroi, sono disarmati, e i due eroi lo sanno bene, dato che in precedenza gli operai hanno subfro perquisizioni della poli– zia, e portare delle armi significherebbe esser passibili di arresto. Inoltre i cin– quanta vigliacchi sanno bene che se essi fanno obiezioni e disobbediscono, i due eroi non esiteranno a sparare. I cinquanta vigliacchi sanno per aggiunta che il rumore di spari farebbe giungere sul luogo la polizia, la quale proce– derebbe all'arresto non degli eroi armati, ma dei vigliacchi disarmati. E ciò che piu di tutto conta, i cinquanta vigliacchi sanno che se per caso una ca– micia nera rimane uccisa in un conflitto, il direttorio fascista della zona ne • sarà subito informato telefonicamente; poche ore piu tardi centinaia di fascisti convocati per telefono, dalle località ci.rcostanti arriveranno in camion sul posto, saccheggeranno le loro• case e quelle dei loro vicini, bruceranno i loro arredi, bastoneranno indiscriminatamente vecchi donne e bambini; e questa volta la polizia non si farà vedere sino a cose fatte, e anche allora arresterà sotto l'accusa di omicidio gli uomini che hanno agito per legittima difesa. Questa è la realtà delle cose. Davanti a tale quadro tutti dovranno ricono– scere che tra i due uomini armati e i cinquanta uomini disarmati non ci sono né eroi né vigliacchi: ci sono soltanto due delinquenti. Non è assolutamente mia intenzione capovolgere la leggenda fascista in modo da far apparire i fascisti come tutti vigliacchi. Senza dubbio tra di loro vi furono uomini di coraggio, specialmente tra i piu giovani, uomini pronti a dare la vita per il loro ideale. Nel 1919 e 1920, e nei primi mesi del 1921, cioè prima che le organizzazioni socialiste e popolari venissero completamente de– vastate e smantellate, chi era fascista doveva possedere una non comune dose di coraggio. D~veva prepararsi a essere impopolare. Correva il rischio di venir ferito o ucciso; un rischio non cos1 grave come vorrebbe farci credere la "pro– paganda" fascista, ma un rischio abbastanza reale da raffreddare gli ardori di un uomo comune. L'anarchico Luigi Fabbri, che ho già citato, cos1 scri– veva nell'estate del 1921: Né gli aiuti morali, materiali e finanziari del capitalismo industriale e terriero, né la complicità della forza pubblica, né l'adesione di tutti i supini adoratori del successo avrebbe bastato a far forte il fascismo; anzi tutti cotesti coefficienti sarebbero mancati, se non vi fosse stato all'inizio un nucleo di persone dotate di forza di volontà e di spirito di sacrificio che a proprio rischio avessero pei primi spezzato il ghiaccio della indifferenza degli amici e della ostile noncuranza nemica; se - odio od amor che fosse - una forza morale interiore non li avesse scaraventati nella mischia noncuranti anche della vita. Ed alcuni vi hanno trovata la morte. Questi pochi, animatori dei molti, misero in movimento tutto l'insieme che ora appare cosf forte; e furono i piu oscuri. 11 11 L. FABBRI, La controrivoluzione preventiva, cit., pp. 96-97. 544 Bib.lotecaGino Bianco

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