Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 popolari venivano bruciate e i loro proprietari uccisi, anche quando "i veri autori del fatto, " preso a pretesto per le: rappresaglie, erano stati scoperti. Ovunque si manifestava la pressione fascista, le organizzazioni operaie crollavano come castelli di carte. Contemporaneamente si venivano creando nuovi sindacati fascisti a cui era dato il nome di "sindacati economici." Il loro principale organizzatore era Edmondo Rossoni. Il bilancio di questi sin– dacati cos.i'. come gli stipendi pagati ai loro funzionari rimanevano avvolti nel mistero. Non è affermazione troppo ardita dire che tali sindacati ricavavano la maggior parte dei loro fondi dai sussidi degli industriali, dei proprietari ter– rieri, dei negozianti e dei banchieri. Il primo di questi " sindacati " sorse nel febbraio del 1921 nel paese di San Bartolomeo in Bosco, in provincia di Fer– rara. Questi primi esemplari di sindacalismo fascista furono umoristicamente qualificati "prigionieri di guerra." Parlando di essi il 6 maggio del 1928, Mussolini ammise che "un'aliquota di costoro non capivano bene dove an- • davano." 8 Da questo momento il movimento fascista acquistò un nuovo carattere. Sino all'autunno del 1920 campo di azione dei fascisti erano state le città, e la loro lotta contro comunisti e socialisti si era sviluppata su di un terreno politico. Adesso dalle città il movimento si diffondeva nelle campagne, e non si trattava piu di un semplice movimento politico "antibolscevico"; divenne anche un movimento economico contro tutte le organizzazioni operaie di qual– siasi partito. Tali organizzazioni furono tutte indiscriminatamente definite "bolsceviche. " I leaders nazionalisti dettero istruzioni ai loro seguaci perché entrassero in massa nei Fasci, senza tuttavia abbandonare la tessera del partito naziona– lista. Ciò che allora i nazionalisti pensavano del fascismo, e quali fossero i loro propositi nell'associarsi ad esso, fu affermato in modo chiaro nel febbraio del 1922, da uno di essi, Balbino Giuliano, che piu tardi doveva diventare m1m– stro della Pubblica Istruzione nel gabinetto Mussolini: Il fascismo è nazionalismo non ancora ben compreso. (...) Il fascismo deve la sua popolarità non solo alla verità che contiene, ma anche ai difetti che ne attenuano la luce. Senza il loro verbalismo repubblicano, senza quel po' di ribellione a vuoto, senza le frasi vane contro la borghesia e i gesti di ribellione romantica avrebbe avuto l'impopolarità, che il nazionalismo appena ora comincia a vincere. E ora piu che mai noi dobbiamo mante– nere pura e intatta la nostra concezione nazionalista. Possiamo scendere in campo accanto ai Fasci ogni volta che i nostri programmi vengano a coincidere, e sia necessario difen– dere i capisaldi comuni, ma dobbiamo restare distinti, e continuare la nostra opera di chiarificazione dei partiti nazionali e del partito fascista in specie, senza accettare la respon– sabilità né dei difetti che hanno dato al fascismo la sua grande popolarità né dei difetti che potrebbero togliergliela domani. 9 8 Discorso al congresso dei sindacati fascisti, Scritti e Discorsi, V•I, 162. 0 B. G1u LIANO, L'esperienza politica dell'Italia, Firenze, Vallecchi, 1924, pp. 185-186. Sec?ndo le parole di Rocco: " Il fascismo è semplicemente del nazionalismo inconscio. N ai abbiamo una dottrina organica, e una concezione dello Stato completa. I fascisti hanno cuore e sentimenti patriottici. (. .. ) Non si deve dare troppa importanza agli eccessi verbali del fa. scismo, " " Idea Nazionale, " 2 7 maggio r 921 ( cit. tra d.). 54 2 Bibloteca Gino Bianco

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