Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia prima ora. " Si vedano ne Le memorie d,: un f ascista,6 di Umberto Banchelli, le proteste contro "i figli ed i clienti dei barbogi," che si recavano numerosi alle riunioni fasciste, ma non partecipavano mai a pericolose spedizioni: ... Erano entrati nel Fascio con i loro scopi particolari, uno fra tanti, quello di eser– citare la giustizia di classe, cioè punire non come fascisti, ma come figli dell'avvocato, del dottore, del fornitore, ecc. Ne derivò che per molto tempo bastava che uno stuolo di questi incontrassero gente vestita da operaio, perché i giustizieri picchiassero di santa ragione. Avevano anch'essi una concezione eguale a quella dei comunisti che avevano picchiato e assassinato gente decentemente vestita. (...) Si vedevano giungere alla sede del Fascio note facce torve e rapaci di ex-fornitori militari, dimessamente calzati e vestiti, ma con l'immancabile brillante di gran prezzo in dito; e noi costretti ad accettare per il bisogno di avere i mezzi necessari per soffocare un male peggiore di loro. 7 Questa controffensiva " antibolscevica " era una cosa naturale e che avrebbe potuto essere di aiuto agli stessi operai e contadini. Per due anni essi non avevano dovuto affrontare altro che la paura e la vigliaccheria delle classi agiate e avevano quindi perduto ogni senso di proporzione. Erano diventati come dei bambini viziati, e spesso i loro stessi· capi non erano capaci di controllarli. Una resistenza ferma da parte delle forze conserva– trici li avrebbe obbligati a valutare con criteri piu giusti le loro capacità e le loro responsabilità. Finanziando i fascisti, gli industriali, gli agrari, i banchieri, non ecce– devano nell'esercizio dei loro diritti. Il capitale, come il lavoro, è una forza sociale, ed era naturale che i capitalisti assistessero .finanziariamente la loro "guardia bianca" cosf come gli operai e i contadini contribuivano a soste– nere i loro propagandisti e i loro organizzatori. Gli stessi atti di violenza che i fascisti commisero durante i primi mesi della loro controffensiva possono esser riguardati con una certa indulgenza. Dato che polizia e magistratura erano incapaci di difendere i privati cit– tadini contro lo strapotere capriccioso e tracotante delle organizzazioni sin– dacali, questi stessi cittadini potevano ben cercar di difendersi per mezzo di metodi illegali. Un fascista, in questo primo periodo, doveva esser fornito di un certo gré!do di coraggio, fisico e morale. Egli doveva affrontare l'impopolarità, era esposto alla violenza fisica delle folle, rischiava di essere ferito od ucciso, rischio che non era cosi: grande come vorrebbe farci credere la propaganda 0 ~irenze, edi~ione della Sassaiola Fiorentina, 1922, pp. 15, 3 5. Questo libro è un docu– mento ttp!co della mcredibile confusione morale e mentale creata in molti giovani intelligenti e generosi dalla propaganda caotica di uomini quali D'Annunzio e Mussolini. 7 Nel marzo 1925, Cuzzeri, nota personalità del sindacalismo fascista, durante un di– scorso pronunciò le seguenti parole: " Gli industriali si sbagliano di grosso, se pensano che avendo a_ccetta!o i loro aiuti nel 1919, '20 e '21, il fascismo abbia rinunciato a proteggere i la,voraton " (citato da L. HAUTECOEUR, Le fascisme, in " L'année politique française et étran– gere, " ott.-dic. 1925, p. 145). Luigi Villari cosi ebbe a scrivere (" Manchester Guardian, " 2 7 marzo 1926): " E neppure molti dei capitalisti simpatizzarono con il fascismo; e in ogni modo essi non furono certo gli organizzatori del movimento. " L'equivoco consiste precisa– mente nell'uso che si fa della parola molti. È assolutamente vero che non tutti i capitalisti, senza eccezioni, sussidiarono il fascismo. Quanto agli " organizzatori del movimento, " vedremo nelle prossime pagine chi erano. BiblotecaGinoBianco

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