Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvat·d: L'Italia dal 1919 al 1929 importanza, poiché variano da luogo a luogo. A Bologna e nel Reggiano vi dicono che bisogna sgomi~are i socialisti che, vigliacchi, non han saputo o voluto fare la rivoluzione. Al contrario a Carrara e nel Valdarno proclamano che è ora di finirla con gli anarchici, che minacciano nuove convulsioni ed impediscono le graduali conquiste. A Torino e Firenze declameranno contro il mito comunista russo, e a Roma o Milano contro il rifor– mismo nittiano. E cosf via, trascurando in ogni località le fazioni di minoranza che, appunto perché minoranza - siano essi socialisti, anarchici, repubblicani o cattolici - non hanno altro che le idee da difendere e non rappresentano alcun interesse proletario concreto e contingente da colpire. 3 Nel corso dei due anni della loro "tirannia" i "bolscevichi" non deva– starono neppure una volta l'ufficio di una associazione degli industriali, degli agrari o dei commercianti; non obbligarono mai con la forza alle dimissioni • nessuna amministrazione controllata dai partiti conservatori; non bruciarono neppure una tipografia di un giornale; non saccheggiarono mai una sola casa di un avversario politico. Tali atti di "eroismo" furono introdotti nella vita italiana dagli " antibolscevichi. " Inoltre va notato che mentre i delitti com– messi dai "bolscevichi" negli anni 1919-20 furono quasi sempre compiuti da folle eccitate, le " eroiche " imprese degli " antibolscevichi " troppo spesso furono prepara,te e condotte a sangue freddo da appartenenti a quei ceti bene– stanti, che hanno la pretesa di essere i custodi della civiltà. 4 Nell'estate del 1922, Luigi Fabbri cosf scriveva: L'odio che i fascisti van seminando con le quotidiane bastonature, con le distruzioni <lelle sedi di organizzazioni, con gli incendi, con le devastazioni delle cooperative, con la violazione di tutte le libertà di riunione, di parola e di stampa, col rendere difficile e im– possibile lo svolgersi della vita di partito o d'associazione in certe zone, con l'impedire sin lo svago serale normale agli operai, assalendoli nei caffè o nelle osterie od obbligandoli a rincasare per tempo, con la violazione del domicilio privato, ecc. ecc., quest'odio che aumenta ogni giorno non ha modo di sfogarsi con mezzi relativamente incruenti e palesi, alla luce del sole. Rendere pan per focaccia è impossibile agli operai, perché per certe forme di rappresaglia occorrerebbe quella relativa impunità, quella libertà di muoversi, difendersi e assalire che ai fascisti è garantita dalla complicità o dalla tolleranza della forza pub– blica. Oltre a questo gli operai han compreso che per essi il rischio è identico tanto se usano il bastone quanto la rivoltella. In ogni caso, gli altri van subito agli estremi, e il pericolo di morte è uguale, alla piu piccola resistenza. Essi sanno inoltre che, difendendosi con la violenza, saranno inevitabilmente arrestati. Eppoi agli operai mancano i mezzi di comunicazione, di trasporto, di rapido raccoglimento: e per Io piu son presi alla sprov– vista, o quando se ne vanno isolati per via, oppure quando se ne stanno pacificamente . riuniti per i motivi piu vari. Gli operai che van tutti a lavorare, e ne han bisogno, non • 3 L. FABBRI, La controrivoluzione preventiva, cit., p. 55; E. A. MowRER, lmmortal Italy, c1t., pp. 357-360. 4 _ " ~e la. violenza socialista rasentò spesso il delitto e, qualche volta, lo sorpassò nelle barbarie maud1te delle rappresaglie, la nostra coscienza civile si rifugiava nel pensiero che le masse potevano, lentamente, essere educate, sollevate dalla cieca crudeltà dell'istinto e del– l'~oismo ottuso .. Ma nessuna scusa, nessuna consolazione ci soccorre quando pensiamo alla violenza, premeditata ed armata, dei borghesi senza cuore, cui la superiorità illimitata dell'edu– cazione, dell'istruzione, del censo, del costume, della vita, non impedi di uccidere, e, peggio anc?ra, di percuotere. (. .. ) Se l'agguato dei leghisti è sempre infame, la spedizione punitiva, c~p1tanata da giovani studenti o laureati, da giovani che hanno studiato nelle nostre univer– sità, che hanno. letto Carducci e recitato, chissà quante volte, il Canto dell'amore, non è pen– sabile senza che una solitudine fredda si dilati nell'anima nostra. " M. MrssrROLI, Il fascismo e la crisi italiana, Bologna, Cappelli, 192 r, p. 36 (nella collezione " Il fascismo e i partiti politici italiani "). Piu tardi Missiroli divenne un seguace di Mussolini. 54° BiblotecaGino Bianco

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