Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Capitolo diciannovesimo Il drago rosso e la camicia nera Ogni volta che si verificava un conflitto tra datori di lavoro e lavoratori, ecco che comparivano "squadre" di camicie nere, che assalivano i dirigenti - sindacali, li bastonavano, li uccidevano, saccheggiavano le loro abitazioni, li co– stringevano a fuggire o a nascondersi, spezzando in tal modo la spina dorsale delle organizzazioni operaie. Membri del Parlamento, direttori di giornali, allo stesso modo dei dirigenti sindacali si trovarono a dover affrontare la stessa sorte. Tutte le organizzazioni operaie venivano definite "bolsceviche" e soggette quindi ad aggressioni indiscriminate. Nella primavera del 1921, quella offensiva che dapprima si era rivolta soltanto contro i sindacati socia– listi cominciò ad investire anche quei sindacati che erano sotto il controllo dei popolari. Contemporaneamente l'offensiva si estese dai sindacati alle coo– perative di consumo. I bottegai, che avevano aderito al partito fascista, por– tavano in esso il loro odio contro istituzioni che facevano loro concorrenza. Fu una "controrivoluzione spietata nei confronti di una rivoluzione fallita." 1 Fu "la piu, dura, la piu inesorabile, la piu scientifica delle violenze." 2 . Luigi Fabbri, che viveva a Bologna, uno dei centri piu attivi del movi– mento fascista, dava nell'estate del 1921 la seguente descrizione dell'offensiva fascista: Dove, come a Reggio Emilia e Modena, prevalevano le organizzazioni riformiste, si sono assalite queste; a Bologna e a Ferrara le organizzazioni massimaliste unitarie; a Tre– viso le organizzazioni repubblicane; nel Bergamasco le organizzazioni cattoliche; a Car– rara e nel Valdarno le organizzazioni anarchiche; a Piacenza, a Sestri e a Parma le orga– nizzazioni sindacaliste, non escluse quelle ·già partigiane della guerra e con tendenze dan– nunziane; a Torino le organizzazioni comuniste; ed in qualche luogo, come a Padova, perfino degli organismi cooperativi del tutto apolitici e amministrati da uomini dell'ordine. La furia distruttrice non ha fatto distinzione fra i var~ istituti; bastava fossero operai: leghe o camere del lavoro, uffici di collocamento o federazioni, biblioteche o giornali, coo– perative di consumo o cooperative di produzione, sociètà operaie di M.S. o circoli di di– vertimento, caffè ed osterie o case private. (...) I pretesti addotti dai fascisti non hanno 1 O. PoR, Fascism, cit.; p. 106. 2 C. MALAPARTE, Tecnica del colpo di stato, Milano, Bompiani, 1947, p. 165. 539 iblotecaGino Bianco

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