Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 Erano entrati nel Fascio con i loro scopi particolari, uno fra tanti, quello di eserci– tare la giustizia di classe, cioè punire non come fascisti, ma come figli dell'avvocato, del dottore, del fornitore, ecc. Ne derivò che per molto tempo bastava che uno stuolo di questi incontrassero gente vestita da operaio, perché i giustizieri picchiassero di santa ragione. Avevano anch'essi una concezione eguale a quella dei comunisti che avevano picchiato e assassinato gente decentemente vestita. (...) Si vedevano giungere alla sede del Fascio note facce torve e rapaci di ex-fornitori, dimessamente calzati e vestiti, ma con l'im– mancabile brillante di gran prezzo in dito; e noi costretti ad accettare per il bisogno di avere i mezzi necessari per soffocare un male peggiore di loro. 18 La classe capitalista italiana era di formazione recente; essa doveva la sua ricchezza soprattutto ai dazi protettivi e alle commesse statali, e non aveva ancora acquisito quella coscienza della propria dignità sociale, dei propri di- . ritti e dei propri obblighi, che è il frutto di una lunga esperienza politica ed economica. In particolare i " nuovi ricchi " creati dalla guerra - i cosiddetti " pescicani " - erano gente grossolana intellettualmente e moralmente. Aven– do acquistato ricchezza e potere piu per fortuna che per merito, essi erano incapaci di mantenere le loro posizioni all'interno di un sistema di libera con– correnza e di libertà politiche. Questi profittatori, che erano allora in Italia il grosso ·della classe capitalista, non appena il loro terrore del "bolscevismo" si fu mutato in ira, non si contentarono di ricondurre gli operai alla ragione– volezza. Si proposero invece di sfruttare al massimo la loro vittoria e distrug– gere le organizzazioni operaie. Ancora piu brutali degli industriali furono gli agrari, che per tradizione secolare erano abituati a considerarsi padroni asso– luti delle loro terre e a trattare i contadini come bestie da soma, senza nessun diritto civile e nessun senso di dignità umana. Anch'essi, non contenti di di– fendere la loro libertà e la loro proprietà, volevano vendicarsi dei servi che avevan sognato di diventare padroni. "Vi rimetteremo a tirare l'aratro insie– me ai buoi! " dicevano gli agrari di Cremona ai loro braccianti, e correvano ad iscriversi ai Fasci. Se il pericolo di una rivoluzione non era mai stato grande, era stata grande la paura, e questa durò per molto tempo dopo il 1920. La paura è cattiva consigliera. I militari di professione, che armarono e inquadrarono le squadre fasci– ste, introdussero nel movimento fascista la loro mentalità, e con essa quella ferocia metodica che prima del 1921 era sconosciuta alla lotta politica italiana. Furono le autorità militari che dettero ai fascisti una organizzazione forte– ·mente gerarchica. Senza tale aiuto non si sarebbe mai realizzata la organizza– zione armata delle forze fasciste, e il meccanismo del partito fascista non sa– rebbe stato essenzialmente diverso da quello di ogni altro partito italiano. 18 U. B~NCHELLI, op. cit., pp. r2, IS, 35. Luigi Villari cosi ebbe a scrivere (" Man– ches~er Guard1an, " 27 marzo r926): " E neppure molti dei capitalisti simpatizzarono con il fasc1_smo; e i!1 o~ni modo essi non furono certo gli organizzatori del movimento. " L'equivoco consiste precisamente nell'uso che si fa della parola molti. È assolutamente vero che non t-u:tti i capitalisti, senza eccezioni, sussidiarono il fascismo. Quanto agli " organizzatori del mo• v1me11to," vedremo nelle prossime pagine chi erano. BiblotecaGino Bianco

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